Pochi giorni fa ricorreva l'anniversario della strage di Capaci (23
maggio 1992), il terribile attentato mafioso in cui morirono il
magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca e tre agenti della
scorta, un attentato che ci ha fatto capire ancor di più la
spietatezza di criminali disposti a tutto pur di eliminare qualsiasi
cosa ostacoli il loro cammino.
In coincidenza di tale anniversario, la Rai ha trasmesso una
miniserie sulla vita di un altro grande protagonista della lotta alla
mafia, Boris Giuliano, interpretato da Adriano Giannini, con la regia
di Ricky Tognazzi. Giuliano fu a capo della squadra mobile della
polizia di Palermo alla fine degli anni Settanta e fu uno dei primi
investigatori ad indagare sul traffico internazionale della droga
controllato dalla mafia. In collaborazione con la polizia
statunitense avviò una delle prime grandi indagini contro Cosa
Nostra, chiamata “Pizza Connection”.
Non sono riuscito a vedere la fiction per intero, ma solo alcune
scene, tra cui quella in cui Giuliano afferma decisamente di non
volersi arrendere: la mafia avrebbe potuto ucciderlo soltanto di
spalle. Difatti, fu ucciso il 21 luglio del 1979 dal boss mafioso
Leoluca Bagarella, che gli sparò sette colpi di pistola alle spalle.
Fortunatamente, non sempre gli omicidi rimangono impuniti. Bagarella
fu, infatti, condannato all'ergastolo in regime di carcere duro per
omicidio multiplo, traffico di droga, ricettazione, strage.
Ho cercato, quindi, di capire in che cosa consistesse, concretamente,
il carcere duro (il cosiddetto 41-bis). Si tratta di una forma di
detenzione in cui, per gravi motivi di ordine e sicurezza pubblica,
sono sospese le normali regole di trattamento e gli istituti
dell'ordinamento penitenziario nei confronti dei detenuti facenti
parti dell'organizzazione criminale mafiosa. L'obiettivo è
ostacolare le comunicazioni dei boss con le organizzazioni criminali
operanti all'esterno, mediante il rafforzamento delle misure di
sicurezza, alcune restrizioni nel numero e nella modalità di
svolgimento dei colloqui, la limitazione della permanenza all'aperto
(cosiddetta ora d'aria) e la censura della corrispondenza.
In un recente articolo pubblicato sull'Huffpost si parla proprio
dell'applicazione del 41-bis subito dopo la strage di Capaci
all'interno del carcere di Pianosa, descritto come un luogo di
"tortura fisica e psicologica", in cui i detenuti erano
costretti a soffrire pene da inferno. Si legge nell'articolo che in
un incontro tenutosi presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma,
alla presenza del presidente emerito della Corte Costituzionale
Giovanni Maria Flick e del magistrato ed ex sostituto procuratore del
pool antimafia di Palermo Alfonso Sabella, si è riflettuto molto
"sulla dignità delle persone, dignità che non deve essere
mai violata qualunque sia il reato commesso, sul rispetto delle
regole, sulle inaudite violenze e sulle inutili vessazioni che
accompagnano ancora oggi il 41 bis (divieti di cucinare in cella, di
avere più di tre libri, di appendere manifesti sul muro, di avere le
matite colorate...)".
Isola di Pianosa |
Leggendo queste frasi diversi interrogativi cominciano a frullarmi in
testa. Si parla di "dignità delle persone, dignità che non
deve essere mai violata qualunque sia il reato commesso". Ma
di quali persone stiamo parlando? Di quelle che rapirono il piccolo
Giuseppe Di Matteo (incluso Bagarella) e lo tennero prigioniero per
anni, per poi strangolarlo e scioglierlo nell'acido? Loro ebbero
rispetto della dignità di quel ragazzino? Davvero, il divieto di
avere contatti con l'esterno per un boss mafioso in prigione è un
trattamento così disumano?
Non ho potuto fare a meno di pormi queste domande anche quando la
Corte di giustizia di Oslo ha accolto il ricorso di Anders Breivik,
il neonazista massacratore di 77 persone, che aveva fatto causa allo
Stato norvegese, denunciando "condizioni di detenzione inumane"
per i cinque anni trascorsi in stretto isolamento. Un soggetto che un
giorno decide di seminare la morte sparando all'impazzata contro un
gruppo di ragazzi e facendo saltare in aria un palazzo, è trattato
in maniera disumana se viene posto in isolamento? E il trattamento
riservato alle sue vittime non è forse disumano?