lunedì 14 gennaio 2019

Il libro del mese – "Amicizie profane" di Harold Brodkey

«Si desidera l'amore in varie forme. Si desidera un nudo mondo di amore in luogo di quello della malinconica quotidianità, un mondo in cui ci siano la passione del cuore e la passione dei sensi, un mondo invaso da un tale calore, da un tale sgomento di luce, che potrebbe anche essere l'Inferno».
Harold Brodkey scrisse "Amicizie profane" nel 1992 durante un suo lungo soggiorno a Venezia, su invito del Consorzio Venezia Nuova, in un'edizione fuori commercio che fu successivamente rivista, ampliata e pubblicata da Mondadori nel 1994 con la traduzione di Delfina Vezzoli.
"Amicizie profane" è un romanzo essenzialmente dedicato all'amore e al ricordo. È la storia di un rapporto di amicizia che nasce tra due ragazzi, l'americano Nino (voce narrante) e il veneziano Onni, nel momento in cui, ancora bambini, le loro vite si incrociano sui banchi di scuola, per poi proseguire attraversando fasi alterne fino a sfociare in una forma particolare di amore, divenendo, appunto, un'amicizia "profana".



L'autore, con una scrittura elegante, travolgente, fortemente introspettiva e ricca di divagazioni filosofiche e spunti di riflessione, analizza nel dettaglio le dinamiche dei rapporti tra i due ragazzi attraverso i vari stadi in cui si sviluppa questa loro amicizia "profana", tra momenti di tenerezza e aspri contrasti, avvicinamenti e rifiuti, in un ritrovarsi reciproco a volte ossessivo e morboso. Un'indagine profonda senza alcuna autocensura ("Mi riservo il diritto di essere pornografico. Senza pudore" afferma l'autore nel prologo) alla scoperta continua di ogni sfaccettatura del sentimento e della sessualità.
Durante l'infanzia, ovvero la prima fase di questo rapporto, Nino pare avvertire fin da subito il particolare magnetismo di Onni, nella sua bellezza infantile che già inizia a farsi notare. Tra di loro nasce un legame quasi simbiotico e di dipendenza, che finisce per scatenare pure qualche sentimento di gelosia e avversione tra i familiari dei ragazzi. Ma ormai chiunque abbia modo di osservarli non riesce più a considerarli come due elementi separati. È un legame molto forte, fatto anche di giochi violenti e di litigi, ma che si interrompe bruscamente nel momento in cui Onni inizia a farsi coinvolgere dal regime mussoliniano assumendo le vesti di 'bambino fascista'. Nino, profondamente deluso e trascurato, fa ritorno in America con la famiglia prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.
La seconda fase, al termine della guerra, è segnata dal ritorno a Venezia di Nino che, ormai quattordicenne, non appare pienamente felice ed entusiasta («Non avevo voglia di chiamare nessuno. All'inizio non avevo nessuna energia e nessuna volontà, nessun desiderio preciso, né una voglia particolare di vivere attivamente. Ero ammalato di adolescenza, di infedeltà dell’attenzione»), almeno fino al suo casuale riavvicinamento a Onni, divenuto uno splendido sedicenne. È a questo punto che i caratteri e i sentimenti dei due protagonisti iniziano a delinearsi con maggior precisione. Nino è un ragazzo riservato, pudico, pacifista e si ritrova di fronte a un Onni decisamente più trasgressivo e ardimentoso, perso nel suo desiderio di rivalsa, nella sua incontenibile volontà di emergere e di sfondare come attore. È una fase in cui i sentimenti di Nino verso Onni sono ancora poco chiari, divisi tra il legame di affetto amichevole, il fascino della seduzione, il disagio nei confronti di quell'elemento di perversa corruzione che in Onni ormai insisteva (vittima di violenza sessuale durante il conflitto, aveva iniziato a prostituirsi spinto dalla madre e dalla zia), per la sua disinibita e sfrontata sensualità, per i loro primi approcci sessuali.


Nella terza fase, li ritroviamo ormai adulti e girovaghi per Venezia, in una lunga notte di bagordi in cui Nino ha ormai raggiunto una maggior consapevolezza del proprio potere, delle proprie sensazioni e di quelle di Onni: «Lui non ha mai amato … Io rappresento tutto ciò che sa dell’amore … Generalizza a partire da me. Sta riempiendo le lacune nel suo repertorio, e soffre … Il tanto amato Onni sta elaborando sospetto e antipatia, meschinità e rabbia in quello stomaco bruto, rabbia e ossessione per essere ossessionato da qualcuno in calde ondate di ebbrezza che montano e si frangono nei flussi e riflussi di una marea travolgente. Sentii una grande paura, sentii la verità dei miei sentimenti … sentimenti diversi … sentii una specie di risata rassegnata e un’irrefrenabile risata interiore di esultanza, come se stessi nuotando in alto mare tra onde enormi sopra vasti abissi. Penso che Onni sia un innamorato che non sa amare, e io sono uno che sa amare ma che non lo amerà oltre un certo limite».
Infine, a Venezia giunge la vecchiaia, il ricordo nostalgico del passato, della giovinezza, il rimpianto inutile per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, per non aver trovato un "amore destinato a durare tutta la vita, solido come una piramide, massiccio e davvero immortale", magari con una persona diversa, la successiva consapevolezza che in fondo ciò che conta è aver amato ed essere stati amati.
"Amicizie profane" è anche una lunga e profonda riflessione sulla realtà, sul tempo e sul ricordo, in cui il ricordo viene considerato come uno strumento non adatto, per sua natura, a cogliere la continuità del tempo – ove il tempo è costituito da una sequenza di momenti che, a loro volta, risultano nascosti tra le pieghe del ricordo stesso - essendo una visione fugace, incapace di intravedere il momento reale: «Avete mai pensato al fascino dell'idea di onnipotenza? Per me, nel ricordo, Onni esiste privo di peso, privo di presenza, di volumi, di masse e di umori, e privo della sua volontà. Nella mente non si trovano statue sepolte o antiche città. La mente non porta niente di tangibile dentro di sé. Tutto è memoria e opinioni. È spettrale. Che strano posto per cercarvi lo spirito e la carne di un amore reale».


Eppure Nino mostra un certo disagio verso la realtà, quasi un'amarezza e un senso di persecuzione, desiderando, piuttosto, intraprendere una conoscenza sentimentale: «La realtà, la realtà vera e propria, ha per me un fascino nervoso e nauseante, ma io anelo alla pace di quella assoluta libertà di schizzare in avanti, di lato o indietro che trovi solo nei libri. O in una storia che non sia questa».
Brodkey ci regala, poi, un ritratto vivido di Venezia, che è forse la vera protagonista del romanzo, colta nella sua grandiosità e nei suoi dettagli architettonici e monumentali, intarsiata di "palpebre tremolanti" e con un occhio vigile che dà l'impressione di sentirsi sempre osservati e non consente mai una vera e propria solitudine. È una Venezia dipinta con colori fervidi e ricchi di sfumature, tra giochi di luce e di ombre che accompagnano gli stati d'animo e le peregrinazioni sentimentali dei due protagonisti tra calli, ponti, canali e campielli. Una Venezia su cui il narratore insiste fermamente fino alla fine, osservandola dopo tanti anni nella sua vecchiaia e fragilità, con la sua evidente dolcezza perversa, quasi che la sua decadenza si sia accompagnata pian piano a quella dei suoi personaggi.
"Amicizie profane" è, dunque, un complesso e grandioso romanzo veneziano, un racconto di formazione e una spietata e lucida analisi di rapporti e sentimenti tra amicizia e amore, un viaggio lungo una vita tra struggimenti, ossessioni morbose e rimpianti, il «tentativo di rappresentare un piccolo aspetto dell'amore nelle sue dimensioni limitate e nel suo colore, nella sua pochezza».