«Si
desidera l'amore in varie forme. Si desidera un nudo mondo di amore
in luogo di quello della malinconica quotidianità, un mondo in cui
ci siano la passione del cuore e la passione dei sensi, un mondo
invaso da un tale calore, da un tale sgomento di luce, che potrebbe
anche essere l'Inferno».
Harold
Brodkey scrisse "Amicizie
profane"
nel 1992 durante un suo lungo soggiorno a Venezia, su invito del
Consorzio Venezia Nuova, in un'edizione fuori commercio che fu
successivamente rivista, ampliata e pubblicata da Mondadori nel 1994
con la traduzione di Delfina Vezzoli.
"Amicizie
profane"
è un romanzo essenzialmente dedicato all'amore e al ricordo. È la
storia di un rapporto di amicizia che nasce tra due ragazzi,
l'americano Nino (voce narrante) e il veneziano Onni, nel momento in
cui, ancora bambini, le loro vite si incrociano sui banchi di scuola,
per poi proseguire attraversando fasi alterne fino a sfociare in una
forma particolare di amore, divenendo, appunto, un'amicizia
"profana".
L'autore,
con una scrittura elegante, travolgente, fortemente introspettiva e
ricca di divagazioni filosofiche e spunti di riflessione, analizza
nel dettaglio le dinamiche dei rapporti tra i due ragazzi attraverso
i vari stadi in cui si sviluppa questa loro amicizia "profana",
tra momenti di tenerezza e aspri contrasti, avvicinamenti e rifiuti,
in un ritrovarsi reciproco a volte ossessivo e morboso. Un'indagine
profonda senza alcuna autocensura ("Mi
riservo il diritto di essere pornografico. Senza pudore"
afferma l'autore nel prologo) alla scoperta continua di ogni
sfaccettatura del sentimento e della sessualità.
Durante
l'infanzia, ovvero la prima fase di questo rapporto, Nino pare
avvertire fin da subito il particolare magnetismo di Onni, nella sua
bellezza infantile che già inizia a farsi notare. Tra di loro nasce
un legame quasi simbiotico e di dipendenza, che finisce per scatenare
pure qualche sentimento di gelosia e avversione tra i familiari dei
ragazzi. Ma ormai chiunque abbia modo di osservarli non riesce più a
considerarli come due elementi separati. È un legame molto forte,
fatto anche di giochi violenti e di litigi, ma che si interrompe
bruscamente nel momento in cui Onni inizia a farsi coinvolgere dal
regime mussoliniano assumendo le vesti di 'bambino
fascista'.
Nino, profondamente deluso e trascurato, fa ritorno in America con la
famiglia prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.
La
seconda fase, al termine della guerra, è segnata dal ritorno a
Venezia di Nino che, ormai quattordicenne, non appare pienamente
felice ed entusiasta («Non
avevo voglia di chiamare nessuno. All'inizio non avevo nessuna
energia e nessuna volontà, nessun desiderio preciso, né una voglia
particolare di vivere attivamente. Ero ammalato di adolescenza, di
infedeltà dell’attenzione»),
almeno fino al suo casuale riavvicinamento a Onni, divenuto uno
splendido sedicenne. È a questo punto che i caratteri e i sentimenti
dei due protagonisti iniziano a delinearsi con maggior precisione.
Nino è un ragazzo riservato, pudico, pacifista e si ritrova di
fronte a un Onni decisamente più trasgressivo e ardimentoso, perso
nel suo desiderio di rivalsa, nella sua incontenibile volontà di
emergere e di sfondare come attore. È una fase in cui i sentimenti
di Nino verso Onni sono ancora poco chiari, divisi tra il legame di
affetto amichevole, il fascino della seduzione, il disagio nei
confronti di quell'elemento di perversa corruzione che in Onni ormai
insisteva (vittima di violenza sessuale durante il conflitto, aveva
iniziato a prostituirsi spinto dalla madre e dalla zia), per la sua
disinibita e sfrontata sensualità, per i loro primi approcci
sessuali.
Nella
terza fase, li ritroviamo ormai adulti e girovaghi per Venezia, in
una lunga notte di bagordi in cui Nino ha ormai raggiunto una maggior
consapevolezza del proprio potere, delle proprie sensazioni e di
quelle di Onni: «Lui
non ha mai amato … Io rappresento tutto ciò che sa dell’amore …
Generalizza a partire da me. Sta riempiendo le lacune nel suo
repertorio, e soffre … Il tanto amato Onni sta elaborando sospetto
e antipatia, meschinità e rabbia in quello stomaco bruto, rabbia e
ossessione per essere ossessionato da qualcuno in calde ondate di
ebbrezza che montano e si frangono nei flussi e riflussi di una marea
travolgente. Sentii una grande paura, sentii la verità dei miei
sentimenti … sentimenti diversi … sentii una specie di risata
rassegnata e un’irrefrenabile risata interiore di esultanza, come
se stessi nuotando in alto mare tra onde enormi sopra vasti abissi.
Penso che Onni sia un innamorato che non sa amare, e io sono uno che
sa amare ma che non lo amerà oltre un certo limite».
Infine,
a Venezia giunge la vecchiaia, il ricordo nostalgico del passato,
della giovinezza, il rimpianto inutile per ciò che avrebbe potuto
essere e non è stato, per non aver trovato un "amore
destinato a durare tutta la vita, solido come una piramide, massiccio
e davvero immortale",
magari con una persona diversa, la successiva consapevolezza che in
fondo ciò che conta è aver amato ed essere stati amati.
"Amicizie
profane" è anche una lunga
e profonda riflessione sulla realtà, sul tempo e sul ricordo, in cui
il ricordo viene considerato come uno strumento non adatto, per sua
natura, a cogliere la continuità del tempo – ove il tempo è
costituito da una sequenza di momenti che, a loro volta, risultano
nascosti tra le pieghe del ricordo stesso - essendo una visione
fugace, incapace di intravedere il momento reale: «Avete
mai pensato al fascino dell'idea di onnipotenza? Per me, nel ricordo,
Onni esiste privo di peso, privo di presenza, di volumi, di masse e
di umori, e privo della sua volontà. Nella mente non si trovano
statue sepolte o antiche città. La mente non porta niente di
tangibile dentro di sé. Tutto è memoria e opinioni. È spettrale.
Che strano posto per cercarvi lo spirito e la carne di un amore
reale».
Eppure
Nino mostra un certo disagio verso la realtà, quasi un'amarezza e un
senso di persecuzione, desiderando, piuttosto, intraprendere una
conoscenza sentimentale: «La
realtà, la realtà vera e propria, ha per me un fascino nervoso e
nauseante, ma io anelo alla pace di quella assoluta libertà di
schizzare in avanti, di lato o indietro che trovi solo nei libri. O
in una storia che non sia questa».
Brodkey
ci regala, poi, un ritratto vivido di Venezia, che è forse la vera
protagonista del romanzo, colta nella sua grandiosità e nei suoi
dettagli architettonici e monumentali, intarsiata di "palpebre
tremolanti"
e con un occhio vigile che dà l'impressione di sentirsi sempre
osservati e non consente mai una vera e propria solitudine. È una
Venezia dipinta con colori fervidi e ricchi di sfumature, tra giochi
di luce e di ombre che accompagnano gli stati d'animo e le
peregrinazioni sentimentali dei due protagonisti tra calli, ponti,
canali e campielli. Una Venezia su cui il narratore insiste
fermamente fino alla fine, osservandola dopo tanti anni nella sua
vecchiaia e fragilità, con la sua evidente dolcezza perversa, quasi
che la sua decadenza si sia accompagnata pian piano a quella dei suoi
personaggi.
"Amicizie
profane"
è, dunque, un complesso e grandioso romanzo veneziano, un racconto
di formazione e una spietata e lucida analisi di rapporti e
sentimenti tra amicizia e amore, un viaggio lungo una vita tra
struggimenti, ossessioni morbose e rimpianti, il «tentativo
di rappresentare un piccolo aspetto dell'amore nelle sue dimensioni
limitate e nel suo colore, nella sua pochezza».
Nessun commento:
Posta un commento