giovedì 7 febbraio 2019

Novità letterarie – “Sonno bianco” di Stefano Corbetta

«Si avvicinò piano e il cono di visuale si strinse sfocando le pareti laterali. Più avanzava, più Bianca diventava riconoscibile, il profilo dagli zigomi alti e le labbra sottili congelate in un lieve sorriso eterno. Un senso di trionfo emergeva dal suo corpo immobile, come l’eroina di un tempo passato, vittima del più terribile degli incantesimi. Lei, quel corpo ancestrale al centro di un sonno bianco».
Sonno bianco” (Hacca Edizioni), il secondo romanzo di Stefano Corbetta, è la storia di un’assenza e del dolore che inevitabilmente da tale assenza deriva, è una disamina sincera e commossa dei sentimenti di una famiglia che si trova a fare i conti con quel dolore così smisurato, una famiglia i cui membri, cercando di reagire, trascinano ogni giorno la propria vita alla ricerca di un possibile equilibrio.
Bianca ed Emma sono due gemelle, tanto identiche nell’aspetto fisico quanto diverse nel carattere, protettiva ed estroversa la prima, più chiusa e insicura la seconda. Hanno nove anni quando, nel corso di una gita scolastica in montagna, vengono travolte da un camion: Emma, nel rincorrere una pallina di gomma, aveva attraversato la strada senza accorgersi del pericolo imminente, mentre Bianca le si era buttata addosso cercando di metterla in salvo. Emma viene gravemente ferita a una gamba che, dopo numerose operazioni, rimane più corta dell’altra costringendola per sempre a un’andatura claudicante. Bianca, invece, colpita alla testa, entra in uno stato di coma vegetativo. 


Per i successivi nove anni, dunque, Emma e i suoi genitori, Enrico e Valeria, si ritrovano a dover gestire questa dolorosa situazione, tra rancori e rimorsi per non essere riusciti a evitare un incidente simile e con la speranza che Bianca un giorno si risvegli per tornare a vivere con loro uscendo da quella stanza con le bianche pareti all'interno dell’istituto in cui è ricoverata da tanto tempo.
Con la sua scrittura sobria, limpida, scorrevole, quasi musicale, l’autore fa emergere una sofferenza che, grazie anche alla descrizione attenta e minuziosa di gesti e azioni dei singoli personaggi, sembra quasi dilatarsi in un tempo immobile, come se tutto fosse rimasto fermo a quella drammatica giornata in cui l’incidente è avvenuto: «Era come se tutto, dopo l’incidente, si fosse ridotto a pochi giorni messi in fila, vuoti e senza significato, in cui l’unico sentimento sopravvissuto era un senso di colpa latente che inquinava ogni cosa e non li abbandonava mai. E tutto era sempre stato neutralizzato con il silenzio».
Il silenzio di un’assenza, che pian piano scava dentro annullando ogni reazione, è uno degli elementi chiave che emerge dalla narrazione. Il silenzio cui Bianca è costretta a causa del suo sonno bianco, sembra a poco a poco indurire il cuore dei suoi familiari, come un “velo sottile e invisibile” che si posa su di loro: invece di farsi forza reciprocamente, sembrano allontanarsi ogni giorno di più costruendo una parete sempre più spessa. 


Il romanzo si concentra, quindi, sull'evoluzione interiore dei singoli componenti di quella famiglia in rapporto al dolore che vivono quotidianamente. In particolare, Emma sembra schiacciata dai sensi di colpa, il pensiero di sua sorella diventa quasi ossessivo, le pare addirittura di vederla mentre si trova sul palco del teatro per le prove della compagnia di cui fa parte. Era Bianca che avrebbe dovuto fare l’attrice, è questo a cui pensa spesso Emma, come se stesse vivendo una vita non sua e avesse usurpato il posto di sua sorella. E la ragazza sembra voler tradurre questo suo angosciante rimorso in una scultura di creta realizzata a scuola, due mani giunte in cui viene posizionata quella pallina di gomma che Emma stava rincorrendo il giorno dell’incidente. Un pensiero che le impedisce di vivere pienamente, che la costringe a ritrarsi non appena un’occasione di felicità si protrae all’orizzonte, nonostante il piccolo Mattia, vicino di casa e prodigioso pianista, e il suo giovane maestro Leon cerchino di restituirle quella dimensione di intima familiarità che a casa orma era scomparsa da tempo.
Perché a casa c’è sua madre Valeria che sembra quasi aver abdicato al suo ruolo materno, rinchiusa nel suo dolore e nel rancore verso sua figlia e suo marito, che come lei devono pagare il prezzo di quella tragedia, con il silenzio «che aveva iniziato a prendere l’intero spazio della sua vita». E c’è suo padre Enrico, che, pur cercando di mettere insieme i pezzi delle loro vite e di intravedere il fondo del tunnel, può solo constatare quanto le donne della sua vita si siano ormai allontanate da lui.
Sonno bianco” è, dunque, un romanzo coinvolgente da cui emerge una sentita partecipazione al profondo dolore di tante famiglie che si ritrovano ad avere un parente in uno stato vegetativo, è una storia di silenzi e rancori, ma in cui a un certo punto si avverte come ineludibile l’esigenza di alzare la testa e lottare, di colmare l’assenza e il silenzio, di rimediare ai tanti errori commessi.


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