martedì 26 aprile 2016

Quando si incontrano la Passione di Botero, lo Spettacolo di Caravaggio, il Giardino di Matisse.

Come di consueto, il Palazzo delle Esposizioni, sontuosa architettura di epoca fascista, ha organizzato una triplice mostra. Questa volta i protagonisti sono tre grandi artisti molto distanti tra loro, ovvero Botero, Caravaggio e Matisse.
Ovviamente, non potevo perdere tale occasione e, nonostante il clima non proprio favorevole, ho approfittato della festività del 25 aprile durante la quale i Musei statali sono rimasti eccezionalmente aperti.
La prima mostra riguarda Fernando Botero, pittore e scultore colombiano, ed ha come oggetto la "Via Crucis. La Passione di Cristo", un ciclo di opere realizzate dall'artista tra il 2010 e il 2011, con 27 dipinti ad olio e 34 opere su carta.
Botero è noto per aver realizzato mondi popolati da soggetti colmi di piacere, con un'abbondanza a dir poco sontuosa. Nella Via Crucis l'abbondanza non viene meno, mentre scompare il tono ironico, sostituito da uno spirito compassionevole, con una riflessione intorno alla drammaticità, intensità e crudeltà della Passione di Cristo.


Molti i dipinti che hanno attirato la mia attenzione. In particolare, il quadro che rappresenta Gesù che incontra sua madre mostra le figure principali con i loro colori vivaci che si pongono in netto contrasto con il complesso di volti sullo sfondo, lividi nelle loro espressioni sconcertate.


Negli episodi delle cadute di Cristo, si intravedono sia soldati vestiti da gendarmi moderni che centurioni, in un'alternanza di soggetti dell'epoca ed elementi moderni. Addirittura, nelle rappresentazioni della flagellazione, si possono osservare donne urlanti che si affacciano da porte o balconi di palazzi di epoca recente, in un'atmosfera surreale. Nei dipinti, i colori utilizzati sono molto vivaci, a volte violenti (ad esempio, il viola adoperato per alcune vesti).
Il pittore ha donato la serie al Museo di Antioquia che si occupa di portarla in giro per il mondo. La mostra è arrivata, quindi, a Roma in occasione del Giubileo.


La seconda mostra riguarda Michelangelo Merisi da Caravaggio, pittore straordinario e celeberrimo, nativo di Milano e vissuto tra il 1571 e il 1610.


In realtà, non si tratta di una mostra intesa in senso tradizionale, con quadri fisicamente presenti nelle sale, ma di una "installazione-spettacolo" molto suggestiva, un insieme di proiezioni e musica in onda contemporaneamente lungo tutto il percorso.
Non appena entrati in sala, siamo stati sommersi da un'atmosfera magica, di musiche avvolgenti e bellissime immagini proiettate simultaneamente sulle pareti a ritmo vorticoso, con i quadri caravaggeschi rappresentati alternativamente a figura intera e nei particolari, in una sorta di analisi dettagliata, ma seguendo sempre il ritmo della musica.
Otto i temi trattati in altrettante video composizioni, a partire dalla Luce, l'elemento compositivo che contraddistingue in maniera preponderante l'arte di Caravaggio. Il quadro per eccellenza che mostra tale elemento è la "Vocazione di San Matteo", con i fasci di luce che fanno emergere i personaggi dall'oscurità.


Di seguito, il Naturalismo, ovvero l'attitudine di Caravaggio a dipingere la realtà che lo circonda, i fatti concreti e umani, la natura morta, le scene di vita vissuta; poi, il Narciso, il giovane che viene sorpreso da un temporale e si innamora della sua immagine riflessa in uno specchio d'acqua.


Particolarmente, interessante il tema della Teatralità: il video ci mostra una sorta di processo compositivo che simula la creazione delle opere del grande artista, come se si stessero formando sotto i nostri occhi: la posizione dei corpi, gli equilibri tra i personaggi, l'illuminazione, le preparazioni bianche sulle tele.
Quindi gli altri temi: la Medusa, immobile sulla parete, mentre sullo sfondo i serpenti che tale figura mitologica aveva al posto dei capelli si espandono assieme ai fiotti di sangue; la Violenza, ovvero le immagini più violente (Decollazione del Battista, Crocifissione di San Pietro, Davide con la testa di Golia) mostrate in un vorticoso ritmo tribale; i Luoghi, ovvero mappe e immagini dell'epoca con i percorsi intrapresi dall'artista nella sua tumultuosa vita fino al drammatico epilogo del viaggio in mare verso Porto Ercole; una carrellata di tutti i suoi dipinti, una sequenza di grandi capolavori realizzati nel corso di un'esistenza troppo breve. Qui sotto alcune foto che sono riuscito a realizzare.


Uscito quasi frastornato da questa immersione nel talento di Caravaggio, ho dato uno sguardo molto rapido al "Giardino di Matisse", ovvero una mostra che nasce da un libro che, a sua volta, nasce dall’opera di Henri Matisse, interpretata con leggerezza e raffinatezza dal testo di Samantha Friedman e dai collage dell’illustratrice italiana Cristina Amodeo.


Unico neo di questa visita è stata la conferma della totale assenza di controlli all'ingresso, ma il problema della sicurezza nei musei italiani è abbastanza noto. In ogni caso, un'esperienza davvero interessante.

lunedì 25 aprile 2016

25 aprile: ricordi della Resistenza Italiana

Oggi si celebra un evento fondamentale per la storia del nostro Paese, ovvero l'anniversario della Liberazione d'Italia dall'occupazione nazifascista, simbolo della lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale a partire dall'8 settembre 1943 contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l'occupazione nazista.
Ecco in sintesi alcuni cenni storici.
Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) - il cui comando con sede a Milano era presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani - proclamò l'insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti.
Tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà attaccarono, quindi, i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, ancor prima che le truppe alleate arrivassero. Intanto, il CLNAI emanò diversi provvedimenti assumendo il potere "in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano", stabilendo, tra l'altro, la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti, incluso Benito Mussolini, fucilato tre giorni dopo.
Entro il 1º maggio tutta l'Italia settentrionale fu liberata, mentre la guerra sul territorio italiano, con la resa definitiva delle forze nazifasciste all'esercito alleato, terminò definitivamente solo il 3 maggio. La data del 25 aprile rappresenta, comunque, simbolicamente il culmine della fase militare della Resistenza e l'avvio effettivo di una fase di governo che porterà alla nascita della Repubblica Italiana.
Numerose le testimonianze di importanti personalità che nel corso degli anni hanno ricordato e celebrato tale avvenimento. Citerò soltanto alcuni di questi "ricordi", quelli che mi hanno colpito maggiormente e che ho avuto modo di rileggere in questi giorni, ad iniziare da Sandro Pertini, componente del comando del CLNAI ed ex Presidente della Repubblica Italiana, con le sue celebri esortazioni e affermazioni: "Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire" ; "È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature".
Indubbiamente, un uomo straordinario che ha cercato di rinnovare il suo impegno nella conquista della libertà, trasmettendo un importante messaggio ai giovani: "Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste. Ecco l’appello ai giovani: di posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici: l’onestà e il coraggio. L’onestà...".


Altra figura importante è Norberto Bobbio, filosofo, giurista, storico, politologo, la cui giovinezza fu vissuta "tra un convinto fascismo patriottico in famiglia e un altrettanto fermo antifascismo appreso nella scuola". Nel 1942 partecipò al movimento liberalsocialista fondato da Guido Calogero e Aldo Capitini, e nell'ottobre dello stesso anno aderì al Partito d'Azione clandestino.
Bobbio ha affermato: "Dopo venti anni di regime e dopo cinque di guerra, eravamo ridiventati uomini con un volto solo e un’anima sola. Eravamo di nuovo completamente noi stessi. Ci sentivamo di nuovo uomini civili. Da oppressi eravamo ridiventati uomini liberi. Quel giorno, o amici, abbiamo vissuto una tra le esperienze più belle che all’uomo sia dato di provare: il miracolo della libertà".
Infine, la commovente poesia di Giuseppe Ungaretti, "Per i morti della Resistenza", dedicata a quei soldati che hanno sacrificato e donato le loro vite per concedere altruisticamente la libertà a tutti gli altri:

Qui
vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti
li avessero aperti
per sempre
alla luce.


Come giustamente sottolineato da più parti, non solo da politici, ma anche da numerosi giovani che scrivono sui social, il 25 aprile è una data che non dovrà mai essere dimenticata, da celebrare sempre per i valori che essa rappresenta: pace, libertà, giustizia, solidarietà, democrazia. Come affermato da Enzo Biagi, tale data "è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita".

martedì 19 aprile 2016

L’ignoranza e la stupidità continuano a fare male

In questo blog mi sono già occupato altre volte delle problematiche legate all’autismo e sono consapevole di quanta ignoranza e indifferenza vi sia attorno a questo tema: ragazzi discriminati sul posto di lavoro, uno Stato assente per coloro che diventano maggiorenni e vengono abbandonati assieme alle loro famiglie, idioti che chiedono di indossare magliette che segnalino il problema.
Quindi, il recente episodio della ragazzina autistica di 13 anni che ha rinunciato al viaggio di istruzione a Mauthausen perché discriminata dai compagni non dovrebbe stupirmi più di tanto.
Eppure, fa male leggere le parole della sua mamma: “L’arrivo di nostra figlia è stato un dono del Signore. Ma dirle che è stato tutto facile no, non me la sento. È dura, è estenuante; è una battaglia ogni giorno. Da piccola non parlava. Passava il tempo e non parlava. Però con testardaggine ha fatto le elementari e adesso è in terza media…. Mia figlia è negli scout. Con il gruppo sta via anche due, tre giorni. Dorme con le altre in tenda. Si comporta da persona normale... Normale... Lo vede che devo giustificarmi? Me l’hanno processata e condannata da innocente… Ma davvero, non ce l’ho con i compagni di classe. I messaggini li considero una ragazzata. Sono gli adulti che mi hanno deluso e rattristato” (da un'intervista pubblicata sul Corriere della Sera).
Ricordo quando avevo dieci anni, ero un ragazzino timido e qualche compagno in gita ebbe alcuni problemi a dormire con me perché “ero troppo serio e portavo gli occhiali”. Poi, sono cresciuto, ho raggiunto da solo i miei obiettivi, perché in realtà non avevo nessun problema e le stupidaggini dei bambini viziati e cattivi sono scivolate via.
Altri ragazzi che, invece, hanno problemi andrebbero aiutati, ma l’indifferenza scava un abisso intorno a loro, abisso che molto difficilmente potranno superare da soli, mentre le cattiverie altrui sono ferite profonde che si porteranno dentro.
Il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha inviato ispettori ministeriali a scuola a Legnano per chiedere chiarimenti. Un atto doveroso questo, che riguarda il singolo caso, ma non basta a risolvere il problema generale.
Lo Stato dovrebbe fare molto di più con interventi che tutelino e sostengano le famiglie di bambini autistici, adottando anche campagne di sensibilizzazione sul tema. Tuttavia, queste opere di sensibilizzazione non serviranno a nulla, se tutti noi che siamo parte integrante di questa società continueremo a pensare che i problemi sono sempre e solo degli altri.
Citando Temple Grandin, "different, not less".


Su Facebook negli ultimi giorni circola un messaggio su questo tema da ricopiare come in una “catena di Sant’Antonio”, ma io ho preferito non ricopiare nulla e scrivere qui ciò che penso davvero, cercando di contribuire con una mia piccola goccia.

sabato 16 aprile 2016

La famiglia è dove c'è amore

Il titolo di questo post potrebbe sembrare banale a qualcuno, ma abbiamo potuto constatare, soprattutto in questi ultimi mesi, che molte persone hanno idee un pochino confuse o forse troppo radicali in merito ai concetti di famiglia e sentimenti.
Ieri sera, invece, Paola Cortellesi e Laura Pausini hanno dato una splendida dimostrazione di cosa sia davvero l'amore. Le due talentuosissime artiste si sono da sempre rivelate anche due grandi donne e nel loro show hanno diffuso messaggi importanti, in particolare contro il bullismo e la violenza sulle donne.
Nella puntata di ieri, quella conclusiva dello spettacolo, il monologo emozionante di Paola ha avuto, invece, come tema centrale la famiglia: la piccola Anna è stata concepita da due ragazzi diciannovenni, forse troppo giovani per diventare genitori. Perlomeno, lui è convinto di non essere in grado e decide di tagliare la corda e abbandonare madre e figlia. Le due donne affrontano la loro vita da sole, ma in fondo la piccola Anna non è così dispiaciuta: con la madre sta bene, è serena e non sembra avvertire la mancanza di nulla. Finché un giorno non arriva Massimo, che diventa il fidanzato della madre: Anna è gelosa perché non ha più la madre tutta per sé e teme di essere presa in giro dai compagni. Dopo un po' di tempo, però, capisce che Massimo le vuole bene: le da affetto e la difende a scuola dalla direttrice che vorrebbe punirla per una marachella. Alla fine, Anna ritrova la serenità insieme a lui e alla madre, diventando finalmente una famiglia, ma il lieto fine non è sempre dietro l'angolo: la madre muore di cancro e il padre biologico sembra volersi fare avanti e chiedere l'affidamento della bambina. Tuttavia, Anna non vuole lui come padre, non ne riconosce nemmeno la voce, è solo un perfetto estraneo. Viene lasciata libera di scegliere e decide di tornare a casa dove Massimo sta cucinando: lo abbraccia e lo chiama finalmente papà, perché è solo l'amore che conta.


Il monologo si alterna alla canzone "In una stanza quasi rosa" cantata da Laura Pausini e Biagio Antonacci, una canzone bellissima sull'amore libero da tutti i pregiudizi, (gay o etero): "Qui nessuno può dividere quello che ha voluto Dio, qui nessuno può decidere per noi, accarezzami senza vergogna, ridi pure se ti va e vedrai che primo o poi lo farai fuori da qui, senza paura e con il sole, senza più occhi da evitare, senza paura e con il sole, con il coraggio di chi vuole".
Grazie a Paola, Laura e Biagio che ci hanno regalato queste emozioni! È sempre bello che personaggi famosi e amati lancino messaggi positivi.


In questi mesi, tanti soggetti si sono riempiti la bocca con queste parole "il diritto dei bambini ad avere una madre e un padre", ma ciò di cui i bambini hanno davvero diritto è di essere amati e di stare con le persone che sono in grado di dare loro affetto. La stessa Cortellesi ha definito la Stepchild Adoction in maniera chiara come "il diritto di una creatura di stare con chi gli vuole bene e non con un parente a caso", una bella risposta a chi non ha fatto altro che parlare di pratiche contro natura e utero in affitto, evitando che la Stepchild Adoction venisse approvata.
Qualche politico ha parlato di una possibile legge organica sulle adozioni, ma finora non mi sembra vi sia ancora traccia. Sarebbe, invece, importante che il tema venisse affrontato in maniera seria, considerato che tanti bambini italiani continuano a marcire negli orfanotrofi: per loro le parole "diritto ad avere una madre e un padre" sono davvero solo parole.

domenica 10 aprile 2016

Un'interessante ricetta per raggiungere la serenità

Molto spesso si è portati a pensare che essere felici sia un obiettivo fin troppo ambizioso e che l'importante sia essere almeno sereni e tranquilli. Ma in cosa consiste davvero la serenità e come si raggiunge?
La grande miniera di informazioni online nota come "Wikipedia" afferma che la serenità è "il termine con cui si descrive la condizione emotiva individuale caratterizzata, a livello interiore ed esteriore, da tranquillità e calma non solo apparente, ma talmente profonda da non essere soggetta, nell'immediato, a trasformazioni di umore, ad eccitazioni o perturbazioni tali da modificare significativamente questo stato di pace. La serenità è una componente rilevante nel costituire il benessere emotivo dell'uomo".
Dunque, la profonda tranquillità esteriore ed interiore dovrebbe essere la caratteristica essenziale della serenità, che, a sua volta, almeno secondo alcune teorie filosofiche, dovrebbe essere condizione necessaria e sufficiente per il raggiungimento della felicità, ovvero la situazione di chi ha soddisfatto i propri desideri e raggiunto i propri obiettivi.


I filosofi antichi parlano spesso di serenità nelle loro teorie, individuando il modo con cui tale situazione di benessere può essere raggiunta (a volte facendola coincidere con la felicità): eliminare negli uomini il timore verso gli dei e soddisfare i propri desideri (Epicuro), accettare con la serenità di uomo saggio la sorte che il destino assegna (Socrate), considerare la serenità come un modo di affrontare le cose della vita da parte di colui che possiede saggezza e trascorre un'esistenza dedita alla contemplazione (Platone e Aristotele), raggiungere il completo distacco dalle preoccupazioni terrene (Seneca).
Come ho detto in un mio precedente post dedicato alla Giornata della Felicità, le teorie dei filosofi antichi sono, appunto, teorie. Il distacco dalle preoccupazioni terrene sarebbe davvero un grande obiettivo da raggiungere, ma "farsi scivolare addosso" gli eventi negativi non è certo così semplice per noi poveri essere umani!!!!


Sicuramente, non esiste un modello scientifico che ci garantisca il raggiungimento della serenità, ma un interessante articolo comparso sull'Huffington Post qualche tempo fa ha elencato le 22 abitudini che possono rendere la vita quotidiana un po' più serena. Alcuni suggerimenti sono estremamente interessanti (per chi vuole leggere l'articolo completo, può trovare il link nel mio profilo Google+ accedendovi dal Blog):
  • metti te stesso al primo posto davanti alla tua vita lavorativa;
  • impara a trasformare le tue attività domestiche in pratiche di natura terapeutica;
  • sostituisci la tua dose quotidiana di tè/caffè con dell'acqua calda con miele e limone;
  • rifletti sulle cose di cui tendi a fruire in maniera inconsapevole;
  • chiediti quale genere di vita ti piacerebbe vivere;
  • trova la tua massima gioia nella semplicità della vita quotidiana;
  • smettila di provare a fare il poliziotto di te stesso.
Qualche altro spunto è, invece, un po' meno condivisibile, come "pagare sempre in contanti": sinceramente non credo che la serenità si raggiunga non utilizzando il Bancomat, anzi francamente mi sento molto più sereno ad andare in giro con pochi contanti.
Sicuramente, il suggerimento che mi ha colpito maggiormente e che vorrei approfondire in questo post è il seguente: "Smettila di rapportarti a quelle persone che non esercitano un'influenza positiva nella tua vita, e non sentirti tenuto a scusartene. Se poi loro vorranno chiamarti maleducato o scortese, lasciali pure fare. Tu non hai alcun obbligo di mettere gli altri a loro agio a scapito della tua stessa sanità mentale".
Credo che da ora in poi questo diventerà il mio mantra preferito!
Spesso negli ultimi tempi mi sono ritrovato a riflettere sulle persone in cui generalmente mi imbatto. Ci sono quei soggetti positivi, che mi fanno stare bene, anche se non stanno lì a darmi sempre ragione, ma formulano critiche positive che mi aiutano a crescere interiormente e a migliorarmi. Sono quelle persone – purtroppo sempre troppo poche - con le quali è piacevole chiacchierare, con la certezza che non mi giudicheranno mai sulla base dei soliti stereotipi e pregiudizi: non importa da quanto tempo ci si conosce, perché l'impressione è quella di essere amici da una vita.
Poi c'è tutta la schiera di personaggi che emanano negatività anche a chilometri di distanza. Non sono soltanto quei soggetti che amano dire cose sgradevoli con il gusto di ferire gli altri, sempre lividi di rabbia, ricolmi di invidia, che si comportano come se la vita fosse stata troppo ingiusta nei loro confronti, sentendosi in dovere di sfogare le proprie frustrazioni sugli altri. Questi individui, tutto sommato, sono facili da individuare a prima vista, sai cosa aspettarti da loro, per cui si possono quasi sempre adottare gli accorgimenti necessari per evitarli.
Accanto a questi loschi figuri, ci sono poi quei soggetti che sembrano nati per sorridere e per diffondere felicità nel genere umano. All'apparenza ti convinci che siano belle persone, ma poi ti accorgi che la loro unica qualità sono le belle parole. In realtà, sono ancor più negativi degli individui di cui parlavo prima, perché molto spesso sono viscidi: sgusciano con i loro ampi sorrisi nella tua vita, si muovono nell'ombra e cercano di raggiungere i loro obiettivi a tuo discapito. Quando ti rendi conto di come sono realmente, cerchi di evitarli, anche se ormai ti sembra troppo tardi: te li ritrovi davanti continuamente, mentre a forza di sorridere corrono il rischio di smontarsi la mandibola e cercano il modo migliore per irretirti.
Ovviamente, ho individuato le due principali categorie di soggetti negativi in cui mi sono imbattuto, ma le tipologie potrebbero essere tante con diverse sfumature. L'obiettivo, invece, deve essere unico: cercare di smetterla di rapportarsi a loro senza mai sentirsi in colpa! La serenità potrebbe essere ad un passo e la vita è troppo breve per lasciarsela sfuggire.

mercoledì 6 aprile 2016

Tunisia e dintorni: quando essere gay diventa reato

L’altro giorno ho ricevuto una e-mail da Change.org, la famosa piattaforma di petizioni, con una petizione di “Omofobiastop” il cui obiettivo è porre fine alle persecuzioni nei confronti degli omosessuali in Tunisia. Nel messaggio si legge che giovedì scorso in Tunisia una retata della polizia si è conclusa con l'arresto di almeno 10 tunisini, tra cui anche due donne, con l'accusa di reato di omosessualità. Vi è, quindi, il rischio che questi ragazzi finiscano nel carcere di Mornaguia, tra i più famigerati di tutta la Tunisia.
Chi fosse interessato a firmare la petizione per cercare (si spera) di porre fine a questa assurdità, può trovare il link nel mio profilo di Google+ cui si accede direttamente dal blog.


Sono d’accordo sul fatto che un Paese come la Tunisia che ha attraversato una rivoluzione per liberarsi dalla dittatura, non può continuare a considerare l’omosessualità un reato e a perseguitare, arrestare e condannare ragazzi e ragazze perché sono gay.
Purtroppo, in molti altri Paesi l’omosessualità è un reato, a volte punibile anche con la morte (si pensi a Camerun, Uganda, Burundi, Iran). Secondo un rapporto delle Nazioni Unite del 2011, gli Stati che puniscono i rapporti consensuali tra persone dello stesso sesso sono ben 76. Il dato più preoccupante è che alcuni di questi Paesi hanno adottato o inasprito le sanzioni solo di recente.
Si potrebbe pensare che ciò possa accadere solo in Paesi culturalmente arretrati e in cui la democrazia è soltanto un miraggio. Tuttavia, se proviamo ad andare nella “moderna” Russia, potremmo scoprire (anche se credo sia ormai un fatto ben noto) che gli omosessuali affrontano numerose difficoltà. Non soltanto perché non vi è nessuna legge contro la discriminazione basata sull'orientamento sessuale e le coppie dello stesso sesso non sono ammesse e non dispongono di alcuna protezione legale. Infatti, in Russia, vige una legge che definire assurda è un mero eufemismo: tale legge vieta la "propaganda" tramite qualsiasi materiale "di relazioni sessuali non tradizionali" rivolta a minori, per cui è un atto criminale tenere un gay pride, parlare in difesa dei diritti degli omosessuali, o distribuire materiale che promuova tali diritti.
Tale legge rimane in vigore nonostante la ferma condanna degli organismi internazionali e ha alimentato, oltre a numerosi arresti di attivisti LGBT, anche molti atti di violenza omofobica. Famoso è il video di Hozier “Take me to Church” in cui viene affrontato il tema dell'omofobia come atto di denuncia verso le discriminazioni omofobe in Russia, raccontando la storia d'amore di due ragazzi omosessuali che viene ostacolata da un gruppo estremista.
Cosa accade invece in Italia? Nel nostro Paese il Parlamento sta approvando con molte difficoltà e compromessi una legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, mentre ristagna la legge contro l’omofobia (come ho illustrato nel post “Indebite ingerenze e leggi dimenticate”). L’omosessualità, fortunatamente, non è in alcun modo un reato, ma sicuramente non è agevolata.
Mi chiedo cosa accadrebbe, però, se andassero al Governo certi soggetti malati di fanatismo che fondano Partiti delle famiglie (diffondendo con mio sommo orrore manifesti in tutta Roma) e che credono che l’omosessualità sia il male assoluto.
Mi auguro che tale funesto evento non si verifichi confidando nel “buon senso” dei miei concittadini e sperando che un giorno in tutto il mondo sia ben chiaro che l’unico male da curare, l’unico reato da condannare è l’odio basato sull’omofobia.

sabato 2 aprile 2016

La Giornata Mondiale della consapevolezza dell’autismo

Oggi ricorre la nona edizione della Giornata Mondiale della consapevolezza dell’autismo, una giornata di sensibilizzazione voluta dall’Onu con molte iniziative volte a promuovere la conoscenza di questa disabilità. Per l'occasione, i monumenti di molte città italiane e mondiali sono stati illuminati di blu.
Leggo che in realtà si tratta di una delle malattie meno conosciute e meno indagate. Secondo alcune stime in Italia le persone colpite sarebbero circa mezzo milione, ma non vi è certezza di questi numeri, così come non vi è consapevolezza delle cause e delle conseguenti terapie da adottare. La maggior parte degli studi e delle ricerche parla di autismo infantile, senza considerare che quei bambini poi cresceranno e l'autismo, quel peso che si portano addosso, non scomparirà con il raggiungimento della maggiore età. Arrivati a quel punto, piuttosto, le difficoltà saranno ancora più grandi perché lo Stato (almeno quello italiano) non è pronto a questo passaggio e la società ancora non è preparata ad accoglierli.
Riguardo all'atteggiamento della società, in un mio precedente post (Alla ricerca di piccole gocce di umanità) avevo parlato della storia di Andy, ragazzo inglese autistico, cameriere in un ristorante di Manchester difeso dal suo datore di lavoro contro la stupidità e l'ignoranza dei clienti.
Adesso, comunque, vorrei parlare di un episodio che mi ha toccato molto più da vicino. Un mio collega di lavoro aveva due figli, tra cui una bambina autistica, alla quale si è dedicato con tutte le sue forze per farla crescere con serenità, con le cure adatte e, soprattutto, con immancabile affetto, dovendo supplire a quello della madre che ha pensato bene di abbandonare tutti e andarsene. Purtroppo devo parlare al passato, perché il mio collega se ne è andato quasi due anni fa per un tumore al cervello. La bambina, ovviamente, non può essere affidata ai nonni troppo anziani e adesso si trova in un Istituto. Noi colleghi abbiamo cercato di star vicino alla famiglia anche economicamente con piccole collette. Tuttavia, se la situazione è quella descritta negli articoli che ho appena letto, mi viene una grande tristezza nel pensare a cosa accadrà a quella bambina una volta divenuta maggiorenne. Spero, quindi, che lo Stato intervenga per risolvere situazioni simili a questa e per aiutare persone che non possono essere lasciate da sole.


Cronache di viaggio: piccole sorprese pasquali

Posto con un po' di ritardo il mio resoconto di viaggio pasquale, ma purtroppo la linea telefonica casalinga in questi giorni mi ha dato qualche problema (per usare un eufemismo)...meglio tardi che mai!


Stranamente, il viaggio da Roma a Potenza per trascorrere le festività pasquali con i miei familiari questa volta non è stato preceduto dai soliti seccanti imprevisti lavorativi dell'ultimo minuto che generalmente mi costringono ad arrivare alla stazione con l'affanno. Fortunatamente, ho lasciato l'ufficio con una bella sensazione di tranquillità, dopo aver concluso la mia attività lavorativa.
Recandomi verso la stazione Termini e osservando i numerosi militari ormai perennemente impegnati a difesa della nostra sicurezza nei punti strategici della città non ho potuto fare a meno di pensare agli ultimi tristi avvenimenti, gli attentati terroristici di Bruxelles che ci hanno fatto capire ancor di più quanto siamo fragili e vulnerabili.
Il viaggio in treno è proseguito abbastanza serenamente e senza particolari ritardi (quasi un evento): pochi disturbatori telefonici la cui premura principale sembra sia quella di far sapere all'intero Universo i propri problemi personali (sono molto diffusi in metropolitana) e alcuni passeggeri simpatici con cui scambiare qualche chiacchiera, compresa una coppia di ragazzi in cui lei ammirevolmente e pazientemente tentava di spiegare al fidanzato giochi enigmistici molto complicati (almeno per lui!).
Venerdì sera io e la mia migliore amica abbiamo deciso di dedicarci al cinema. Accantonato il troppo pubblicizzato "Batman vs Superman", abbiamo scelto un film che fortunatamente contribuisce a mostrare le bellezze della nostra Basilicata: "Un paese quasi perfetto". In sintesi, la trama è la seguente: nel paese di Pietramezzana (nome inventato che nasce dall'unione di Pietrapertosa e Castelmezzana), la miniera che costituiva la principale fonte di lavoro del paese ha chiuso ormai da diversi anni e gli abitanti in cassa integrazione sopravvivono grazie all'indennità mensile concessa dallo Stato. Molti decidono di abbandonare il paese per recarsi in città, incluso l'attuale sindaco il cui posto viene preso da Domenico (Silvio Orlando) che insieme ai suoi amici non vuole arrendersi a questa umiliante situazione. Una soluzione potrebbe esserci: l'apertura di una nuova fabbrica da parte di alcuni investitori che, tuttavia, hanno dettato alcune condizioni, tra cui la presenza di un medico condotto nel paese. Medico che, però, gli abitanti non sono mai riusciti a trovare. Nel frattempo, Gianluca (Fabio Volo), chirurgo estetico milanese, viene spedito temporaneamente in paese a seguito di un'infrazione: questa è una bella occasione per Domenico e i suoi amici che usano tutti i trucchi possibili per convincere Gianluca a rimanere e a diventare il loro medico, tra cui fargli trovare soldi sotto la bicicletta o fargli credere che gli abitanti hanno messo in piedi una squadra di cricket, il suo sport preferito.


Il film è in pratica una favola sulla volontà di reagire agli eventi sfortunati grazie anche alla forza che deriva dall'unione e dalla collaborazione tra amici. Il finale positivo arriva puntualmente: la fabbrica si rivela un bluff, ma il paese, grazie ai suggerimenti di Gianluca (che nel frattempo si è affezionato e vuole rimanere), riesce a sfruttare gli effluvi benefici delle grotte dell'ormai chiusa miniera creando una stazione termale. Il tanto agognato lavoro finalmente arriva per tutti. Ovviamente, come dicevo prima, il pregio del film è quello di mostrare i bei paesaggi lucani e i piccoli e caratteristici paesi, continuando lungo il percorso intrapreso da Papaleo con il suo "Basilicata coast to coast".


Queste vacanze pasquali ovviamente non potevano non essere dedicate al cibo e ai prodotti tipici lucani. Abbiamo deciso di rimanere a casa domenica, ma sabato sera con alcuni amici siamo andati in un locale molto interessante: l'intenzione iniziale era mangiare una pizza, ma poi il proprietario, amico di un ragazzo della nostra comitiva, ha deciso di deliziarci con una gran quantità di antipasti che hanno messo in luce la meravigliosa qualità della cucina nostrana: salumi, formaggi, melanzane, peperoni.... solo per citare alcuni ingredienti. Ovviamente, lo spazio residuo per la pizza era ben poco. La cena si è conclusa con alcuni liquori casalinghi, davvero molto buoni, che hanno dato vita a reazioni esilaranti!


Per gli auguri pasquali ho pubblicato sul mio profilo Facebook una bella frase di Susanna Tamaro che riporto anche qui: "Il periodo che precede la Pasqua è il periodo in cui la vita si muove nuovamente verso la sua pienezza e, con questa sua forza oggi così poco compresa, spinge anche noi a rinnovarci, ad abbracciare con una nuova visione lo scorrere incerto della vita". L'augurio è che questo rinnovamento arrivi davvero, sebbene le notizie che sono continuate ad arrivare anche durante il periodo pasquale non sono state molto incoraggianti.
Mercoledì, giorno del mio ritorno a Roma, è arrivato davvero troppo presto. Il treno mi ha riportato celermente (e incredibilmente, ancora una volta, senza troppi ritardi) nella Capitale, ai miei quotidiani impegni. Appuntamento al prossimo viaggio!!!