Nel
nostro immaginario (soprattutto quello letterario) i mostri sono
raffigurati essenzialmente come esseri disgustosi e raccapriccianti
che invadono i nostri peggiori incubi. Di certo, la letteratura
fantasy è piena di tali esseri, con il protagonista di turno che ha
quasi sempre il gravoso e ingrato compito di combatterli, magari
avvalendosi di poteri speciali.
Stefano
Benni, famoso scrittore bolognese, autore di numerosi romanzi di
successo, nella sua raccolta di racconti "Cari mostri",
invece, ci presenta una galleria di personaggi e situazioni in cui i
mostri hanno un altro aspetto. Sono soggetti dall'aspetto umano, a
volte rassicurante e che, tuttavia, nascondono in sé il germe del
male.
Benni
costruisce il suo immaginario con ironia, spesso affidandosi al
surreale e al grottesco, non tralasciando momenti di tenerezza,
alternati ad attimi di angoscia, con una certa amarezza di
sottofondo, soprattutto quando si parla di personaggi all'apparenza
positivi su cui il male trionfa.
"Cosa
sei?" è, forse, il
racconto che, più di tutti, enuclea queste caratteristiche. Un uomo
apparentemente normale si ritrova in un misterioso negozio di animali
e viene convinto dal suo stralunato proprietario a prendere in
affidamento un essere assai curioso, un miscuglio di diverse razze,
una specie di cane con faccia da pesce e coda da rettile, denominato
Wenge. Da quel momento la vita dell'uomo viene stravolta: i suoi
animali domestici (che in realtà lui sopporta poco) scompaiono
misteriosamente; l'insopportabile e scorbutico vicino di casa (con
cui aveva appena litigato) viene ritrovato morto; la sua ragazza (con
cui si era appena lasciato) viene aggredita e ferita. Infine, l'uomo
si convince che la colpa sia tutta del Wenge e che tutti quei
misteriosi accadimenti siano da ricondurre allo strampalato animale,
per cui lo decapita immediatamente con un colpo di mannaia.
La fine del racconto ci rivela l'inaspettato retroscena: il
proprietario del negozio giunge a casa del protagonista e svela che
il Wenge è un essere dotato dello straordinario potere di estrarre
da ogni uomo il suo istinto selvaggio, la sua ferocia primordiale, il
male che si nasconde dentro di noi. È, dunque, l'uomo, ricondotto ad
un primordiale stato ferino, ad aver commesso quegli atti criminosi e
crudeli, in preda ad una rabbia recondita e ad un impulso
vendicativo.
Il male nascosto si rivela anche in due racconti con protagonisti
adolescenti, ragazzi che con i loro problemi giovanili prendono
contatto con la cattiveria e l'aridità di sentimenti, facendo uscire
il mostro che alberga in loro. In "Sonia e Sara",
due amiche si ritrovano a lottare con alcune loro coetanee per
conquistare il prezioso biglietto che consentirà di andare al
concerto dei loro beniamini. Si tratta di due ragazze apparentemente
simili ad altre, ma la cui vita si rivela essere vuota, priva di
obiettivi e stimoli, considerati i tanti problemi di cui sono
afflitte (bulimia, crisi familiari). Tutto ciò le trasforma in
vittime di una delirante ossessione per una boy band, fino ad
arrivare a giocarsi la vita per quel concerto.
In "Compagni di banco", un ragazzo e una ragazza
sembrano compagni affiatati e studiosi agli occhi dell'ingenua
professoressa. Ma in realtà lei ricatta lui (follemente innamorato)
costringendolo a passarle temi, versioni e compiti di matematica,
incluso il tema che le consentirà di partecipare ad un programma
televisivo, Fino a quando il ragazzo, finalmente consapevole della
bassezza morale della compagna, non si vendicherà in maniera assai
perfida.
Due illuminanti racconti ci svelano le profonde insidie della realtà
virtuale. "Numeri" ci induce a riflettere sulla
nostra dipendenza da tutto ciò che è elettronico, informatico,
virtuale. Numeri, password, pin, account, iban, schede, codici: una
volta scollegato da tutto ciò, il protagonista si ritrova a non
avere più una propria esistenza e viene rinchiuso in una stanza buia
in attesa di essere scollegato definitivamente. Mentre, in "Candy",
la realtà virtuale arriva addirittura a ribellarsi fino
all'omicidio, con il presuntuoso protagonista Marcello, arricchitosi
grazie a continui imbrogli e abituato ad avere sempre tutto a
disposizione, che si ritrova in balia di una escort robot che lo
uccide senza pietà per vendicare una collega fatta a pezzi dallo
stesso Marcello.
Da
queste situazioni dense di angoscia si passa a grottesche parodie di
personaggi famosi della letteratura fantastica (un Dracula oggetto di
accertamento fiscale da parte di Equitalia con un esattore "vampiro"
più assetato di lui e Hansel e Gretel che sconfiggono una rete di
pedofili), per poi arrivare a una galleria di soggetti ricchi e
perfidi, che si manifestano nella loro malvagità fin dal primo
istante, descritti con dissacrante ironia nel loro viaggio verso la
distruzione.
Si
inizia con il magnate russo de "Il gigante",
borioso ed arrogante, che,
acquistata una proprietà in Toscana, si illude di poter tagliar via
un secolare albero che tanta sventura e morte ha portato ai
precedenti proprietari. Lo spietato "mercante",
nell'omonimo racconto, vende
armi senza alcuno scrupolo e senza preoccuparsi di portare morte
ovunque, fino a quando il suo mercato non crolla miseramente,
considerato che, ormai, sulla terra sono rimasti ben pochi umani che
possano acquistare quelle armi. Infine, ecco il direttore del Museo
che minaccia di chiudere la sezione dedicata all'Antico Egitto o di
snaturarla con diavolerie moderne come videogiochi o animazioni. Ma
finisce per ritrovarsi in balia della mite egittologa, la
professoressa Antonietta che, posseduta dallo spirito di un'antica e
vendicativa mummia, non esita a mummificarlo.
Molto
particolari i due racconti dedicati alle misteriose morti di due
uomini di grande fama. In "Voodoo Child"
si ripercorre la storia del successo di Michael Jackson, dietro cui
ci sarebbe stato uno stregone che avrebbe acquistato l'anima del
giovane cantante in cambio del successo, per poi sopraggiungere alla
fine e riscuotere quanto dovuto.
"L'uomo
dei quadri" riprende gli
ultimi momenti di vita di Edgar Allan Poe che, grande genio
dell'immaginario fantastico, ma distrutto dal vizio del bere, si
ritrova in compagnia di un uomo che dipinge ritratti di persone che,
poche ore dopo, muoiono, una specie di traghettatore di anime
attraverso i propri dipinti. Nel caso di Eddie, il ritrattista
intende comportarsi diversamente: non fargli il ritratto, ma
mostrargli un quadro che gli indichi ciò che gli altri hanno provato
davanti alla morte evocata dai suoi racconti.
Edgar
Allan Poe pronuncia una frase che, in un certo senso, simboleggia
quanto Benni ci vuol comunicare con questo suo libro: "La
paura è una grande passione, se è vera deve essere smisurata e
crescente. Di paura si deve morire. Il resto sono piccoli turbamenti,
spaventi da salotto, schizzi di sangue da pulire con un fazzolettino.
L'abisso non ha comodi gradini".
Benni ci parla di abisso, anche se ci comunica, poi, che da quell'abisso si può uscire, come ci dimostrano i racconti
pieni di tenerezza di "Reset", - in
cui due stregoni, uno praticante magia bianca e l'altro nera si
scontrano, per l'amore di una donna, e dimostrano che un po' di magia
bianca e di bontà è presente anche nel cattivo – e di "Hotel
del lago", ovvero la storia
di una donna molto schiva che riesce a ritrovare i propri cari
defunti e a unirsi a loro in un ballo di fantasmi.
Non
mancano le sferzate ambientaliste (in "Lotto 165"
la terra ormai in rovina è
acquistata all'asta da alieni che intendono trasformarla in un
deposito di rifiuti) e la satira religiosa con una Madonna sorridente
che fa vacillare le certezze del parroco opportunista, timoroso di
perdere il proprio ruolo (se la Madonna non piange, nessuno si
confesserà più), e il Demonio che intrappola e da alle fiamme quasi
tutti gli esorcisti del Mondo, tranne uno (che si reca a dare la
triste notizia al Pontefice).
Dunque, Benni ci regala una galleria di racconti che suscita emozioni
variegate e i cui personaggi, molto più numerosi di quelli elencati,
difficilmente si fanno dimenticare.
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