Come ben noto, il primo di aprile è un giorno assai particolare,
essenzialmente dedicato a burle e scherzi di ogni tipo e in cui
occorre stare molto attenti. Infatti, qualsiasi notizia che ci viene
comunicata deve essere presa con le pinze, ricordandosi ben bene di
guardare il calendario, perché potrebbe trattarsi, appunto, di un
pesce d'aprile. E quest'anno tale ricorrenza non fa eccezioni,
soprattutto sui social (dove già nel resto dell'anno di bufale ne
girano parecchie).
In questo clima goliardico, difficilmente ci interroghiamo su quale sia l'origine di tale simpatica ricorrenza, diffusa in vari Paesi. Allora, curiosando un po' sul web, grazie alle notizie pubblicate in vari articoli, ho cercato di rintracciare diverse curiosità storiche intorno alle origini del "giorno degli scherzi", partendo da alcuni collegamenti con festività simili.
Infatti, nella maggior parte delle tradizioni e delle culture antiche si possono ritrovare diversi riti e feste per celebrare l'inizio della stagione primaverile, riti che in qualche modo posso essere collegati al "giorno degli scherzi".
Ad esempio, nell'antica Roma il 25 marzo era una giornata dedicata agli Hilaria, che costituivano il culmine dei festeggiamenti in onore della dea Cibele madre degli dei. L'intento era festeggiare il lento, ma graduale svanire dell'oscurità dell'inverno per giungere alla primavera, stagione maggiormente piena di luce e gioia.
Per ricostruire tali festeggiamenti ci vengono in aiuto gli storici dell'epoca. In particolare, Erodiano riferisce che in epoca imperiale durante il festeggiamento si teneva una lunga e solenne processione in cui si trasportava una grande statua della dea Cibele, cui venivano offerti oggetti preziosi e opere d'arte. In tale giorno, era permesso dar vita a scherzi e giochi di qualsiasi genere anche con maschere e travestimenti, assumendo l'identità e l'aspetto di chiunque si desiderasse.
Anche nella tradizione indiana vi è una festa dedicata al divertimento, l'Holi, un festival primaverile in cui vi è l'usanza di sporcarsi il più possibile con polveri colorate per rendere omaggio ad un rito di origine induista che simboleggia la voglia di chi vi prende parte di rinascere sotto diverse forme. Il festival è diffuso soprattutto in India, Nepal, oltre che in altre zone del mondo in cui siano presenti gruppi di persone di origine indiana. La festa ha inizio la notte prima con l'accensione di un falò che prende il nome di Holika Dahan, dove Holika è il nome di un demone delle scritture Hindu e Veda. Il giorno dopo, di mattina la festa esplode in giochi, danze e colori. La data del festival non è fissa, essendo celebrata dopo l'equinozio di primavera in un giorno di plenilunio.
Passando, invece, agli episodi che avrebbero dato origine al pesce d'aprile, come festeggiato oggi, sicuramente, l'ipotesi più accreditata è legata a quanto accaduto in Francia verso la metà del Cinquecento con l'editto di Roussilon del 1564 e con l'applicazione del calendario gregoriano (1582), che spostarono le celebrazioni di inizio d'anno, in cui solitamente ci si scambiava doni, dal periodo 25 marzo – primo aprile al primo gennaio. Introdotto il nuovo calendario, vi fu chi, per errore o volontariamente, continuò, comunque, a festeggiare il Capodanno a marzo. Queste persone venivano considerate stupide e divennero oggetto di vari scherzi, come annunci di feste che poi non venivano realizzate o pacchetti regalo vuoti accompagnati da un biglietto, "Poisson d'Avril".
Sempre legati alle origini del pesce d'aprile, sono altri curiosi aneddoti. Ad esempio, vi è il racconto del beato Betrando di San Genesio, patriarca di Aquileia, che avrebbe miracolosamente salvato un papa, non meglio identificato, che stava soffocando per una spina di pesce. Il pontefice, ben felice e grato per essere ancora vivo, avrebbe decretato che ad Aquileia il primo aprile non si sarebbe più mangiato pesce.
Oppure, vi è lo strano e antico scherzo tra Marco Antonio e Cleopatra. Marco Antonio, per non perdere una gara di pesca, avrebbe deciso di barare, ordinando in segreto a uno schiavo di attaccare all'amo della sua canna un grosso pesce. Cleopatra, che difficilmente si faceva prendere in giro, scoperto l'inganno, avrebbe fatto sostituire la preda viva con un finto pesce fatto di pelle di coccodrillo.
Concludendo la "ricognizione" storica, si può affermare che in Italia l'usanza del pesce di aprile è abbastanza recente, essendosi inizialmente diffusa negli anni tra il 1860 e il 1880, dapprima nel ceto medio-alto e poi tra il resto della popolazione. La prima città in cui prese piede l'usanza degli scherzi fu Genova.
In questo clima goliardico, difficilmente ci interroghiamo su quale sia l'origine di tale simpatica ricorrenza, diffusa in vari Paesi. Allora, curiosando un po' sul web, grazie alle notizie pubblicate in vari articoli, ho cercato di rintracciare diverse curiosità storiche intorno alle origini del "giorno degli scherzi", partendo da alcuni collegamenti con festività simili.
Infatti, nella maggior parte delle tradizioni e delle culture antiche si possono ritrovare diversi riti e feste per celebrare l'inizio della stagione primaverile, riti che in qualche modo posso essere collegati al "giorno degli scherzi".
Ad esempio, nell'antica Roma il 25 marzo era una giornata dedicata agli Hilaria, che costituivano il culmine dei festeggiamenti in onore della dea Cibele madre degli dei. L'intento era festeggiare il lento, ma graduale svanire dell'oscurità dell'inverno per giungere alla primavera, stagione maggiormente piena di luce e gioia.
Per ricostruire tali festeggiamenti ci vengono in aiuto gli storici dell'epoca. In particolare, Erodiano riferisce che in epoca imperiale durante il festeggiamento si teneva una lunga e solenne processione in cui si trasportava una grande statua della dea Cibele, cui venivano offerti oggetti preziosi e opere d'arte. In tale giorno, era permesso dar vita a scherzi e giochi di qualsiasi genere anche con maschere e travestimenti, assumendo l'identità e l'aspetto di chiunque si desiderasse.
Sempre nell'ambito della tradizione classica, gli studiosi hanno
intravisto alcune affinità con i Veneralia, festività
celebrata il primo aprile in onore di Venere Verticordia. Tale
festività consisteva essenzialmente in una serie di riti svolti
dalle donne, sia sposate che nubili, che erano le principali
protagoniste. Esse, anzitutto, si recavano al tempio di Venere e
procedevano ad un lavaggio sacrale della statua della dea, dopo aver
rimosso tutte le decorazioni d'oro. Terminato il lavaggio e decorata
la statua con fiori di rosa, le donne si recavano ai bagni pubblici
maschili, opportunamente coperte di schermi di mirto, per ricordare
il mito in cui Venere, sorpresa nuda a fare il bagno da alcuni
satiri, si ricoprì per salvarsi. In tale luogo, andavano incontro
alla statua di Fortuna Virile offrendo al dio incenso perché
concedesse loro di nascondere agli uomini i loro difetti fisici.
Infine bevevano papavero macinato e sciolto nel latte, addolcito col
miele, per garantirsi bellezza, personalità e nobiltà.
Un'altra festività dedicata agli scherzi nell'antica Roma si può
rinvenire nei Saturnalia, che si tenevano a dicembre ed erano
dedicati all'insediamento nel tempio del dio Saturno e all'età
dell'oro. Durante tale festeggiamento vi era un sovvertimento
dell'ordine sociale, per cui gli schiavi si consideravano uomini
liberi ed erano serviti dai loro padroni, dopo aver eletto il proprio
princeps. Anche nella tradizione indiana vi è una festa dedicata al divertimento, l'Holi, un festival primaverile in cui vi è l'usanza di sporcarsi il più possibile con polveri colorate per rendere omaggio ad un rito di origine induista che simboleggia la voglia di chi vi prende parte di rinascere sotto diverse forme. Il festival è diffuso soprattutto in India, Nepal, oltre che in altre zone del mondo in cui siano presenti gruppi di persone di origine indiana. La festa ha inizio la notte prima con l'accensione di un falò che prende il nome di Holika Dahan, dove Holika è il nome di un demone delle scritture Hindu e Veda. Il giorno dopo, di mattina la festa esplode in giochi, danze e colori. La data del festival non è fissa, essendo celebrata dopo l'equinozio di primavera in un giorno di plenilunio.
Passando, invece, agli episodi che avrebbero dato origine al pesce d'aprile, come festeggiato oggi, sicuramente, l'ipotesi più accreditata è legata a quanto accaduto in Francia verso la metà del Cinquecento con l'editto di Roussilon del 1564 e con l'applicazione del calendario gregoriano (1582), che spostarono le celebrazioni di inizio d'anno, in cui solitamente ci si scambiava doni, dal periodo 25 marzo – primo aprile al primo gennaio. Introdotto il nuovo calendario, vi fu chi, per errore o volontariamente, continuò, comunque, a festeggiare il Capodanno a marzo. Queste persone venivano considerate stupide e divennero oggetto di vari scherzi, come annunci di feste che poi non venivano realizzate o pacchetti regalo vuoti accompagnati da un biglietto, "Poisson d'Avril".
Sempre legati alle origini del pesce d'aprile, sono altri curiosi aneddoti. Ad esempio, vi è il racconto del beato Betrando di San Genesio, patriarca di Aquileia, che avrebbe miracolosamente salvato un papa, non meglio identificato, che stava soffocando per una spina di pesce. Il pontefice, ben felice e grato per essere ancora vivo, avrebbe decretato che ad Aquileia il primo aprile non si sarebbe più mangiato pesce.
Oppure, vi è lo strano e antico scherzo tra Marco Antonio e Cleopatra. Marco Antonio, per non perdere una gara di pesca, avrebbe deciso di barare, ordinando in segreto a uno schiavo di attaccare all'amo della sua canna un grosso pesce. Cleopatra, che difficilmente si faceva prendere in giro, scoperto l'inganno, avrebbe fatto sostituire la preda viva con un finto pesce fatto di pelle di coccodrillo.
Concludendo la "ricognizione" storica, si può affermare che in Italia l'usanza del pesce di aprile è abbastanza recente, essendosi inizialmente diffusa negli anni tra il 1860 e il 1880, dapprima nel ceto medio-alto e poi tra il resto della popolazione. La prima città in cui prese piede l'usanza degli scherzi fu Genova.
Passando, infine, agli "spunti" letterari, su sito de "Il
libraio" ho ritrovato un simpatico racconto breve di Andrea
Vitali, autore di numerosi romanzi tradotti in svariati Paesi. Nel
racconto (qui il testo completo), è primo aprile, il protagonista
sta viaggiando in treno e, per evitare di essere disturbato da un
uomo appena entrato nel suo vagone, finge di leggere un libro.
L'uomo, tuttavia, comincia lo stesso ad attaccare bottone,
chiedendogli cosa stia leggendo e se quel libro sia interessante. Il
protagonista si convince di avere davanti un insistente squilibrato
che arriva addirittura a dirgli che lo sta prendendo in giro e che
non se lo sarebbe mai aspettato da lui, anche se in una giornata
dedicata agli scherzi. Il passeggero sembra davvero fuori di sé al
punto che ... "aprì gli occhi, allungò una mano verso di
me, afferrò il libro, lo capovolse e me lo rimise in mano. «Ecco»,
disse, «è in questo verso che si leggono i libri.» Quello almeno,
senza dubbio, affermò. Ne era certo perché l’aveva scritto lui".
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