domenica 3 giugno 2018

Premio Strega 2018 – "Il figlio prediletto" di Angela Nanetti

Continuano le mie recensioni su alcuni dei dodici libri candidati al Premio Strega 2018. (Nei precedenti post un quadro generale dei dodici autori candidati e la recensione del romanzo di Marco Balzano).

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«Londra appariva un'altra, senza la durezza del giorno, e per la prima volta lui si sentì libero. Dal dolore e dai ricordi, ma anche dalla vita che aveva condotto fino a quel momento, compressa come una cella di prigione, fatta di Marie e di Carminucce e di preti come padre Luigi, che imponevano l'ora del ritiro. E forse per quella luce strana, forse per quei suoni di chitarra, sentì all'improvviso forte e dolorosa la voglia di riprendersi il mondo».
Il desiderio di riprendere in mano la propria vita, la voglia di liberarsi dall'opprimente peso dei ricordi che continuano a tormentare o di allontanarsi dai condizionamenti familiari per ritrovare la propria identità, con Londra a rappresentare una meta ideale, un punto di netta separazione dalla precedente vita, pur se con un percorso interiore complesso e non privo di ostacoli. Sono questi i temi che costituiscono il nucleo essenziale de "Il figlio prediletto" (Neri Pozza), romanzo di Angela Nanetti candidato al Premio Strega 2018.
Tutto ha inizio in una terribile e spietata notte di inizio giugno del 1970, in cui Nunzio e Antonio, promettenti calciatori e compagni di squadra in un piccolo paese della Calabria, vorrebbero semplicemente vivere il loro amore, quella passione scoppiata all'improvviso alcuni mesi prima e che i due ragazzi non avevano potuto fare a meno di assecondare. Una passione vissuta di nascosto, tra segreti e gioie, "ansia non detta e futuro cancellato", perché nei loro ambienti nessuno avrebbe potuto capire e molti avrebbero condannato. Ma la condanna, tremenda e ineluttabile, arriva comunque dalla famiglia di Nunzio, i Lo Cascio, una famiglia appartenente alla 'ndrina, alla malavita locale, che non esita a mandare propri uomini a uccidere Antonio, lasciandolo cadavere di fronte a Nunzio. Il ragazzo, sconvolto e incredulo, non può far altro che vegliare il suo amato fino all'alba, ovvero fino a quando suo fratello Santino non arriva a prenderlo e solo in quel momento tutto appare chiaro.


Questo episodio costituisce il prologo di un romanzo particolare, che si compone di due storie distinte, collocate su piani temporali diversi, storie che all'inizio si svolgono parallelamente, ma che finiscono a un certo punto per intrecciarsi. Ma il dolore e il desiderio di ribellione e rivalsa dei due protagonisti, Nunzio e Annina, hanno la stessa origine, quella famiglia spietata che non ammette che qualcuno possa infrangere le proprie regole.
La storia di Nunzio viene narrata in terza persona, con uno stile che fonde precisione e poeticità, volto a far emergere quella malinconia di fondo di un giovane che a venti anni si sente già sconfitto e avverte la pesantezza di un dolore che si porta dietro e finisce quasi per schiacciarlo: «Il vecchio sembrava aver capito che il mondo gli aveva mostrato all'improvviso la faccia più feroce, quella di un padre e due fratelli che gli avevano spezzato le ossa a una a una. E niente dentro di lui teneva più: non la fiducia negli uomini, non la speranza di futuro, nemmeno la sua identità. Di Nunzio Lo Cascio era rimasto solo un mucchio di carne dolorante, che chiedeva di non avere ricordi né pensieri. Dormire, solo questo voleva».
Nunzio dopo quella terribile notte è costretto a partire per Londra. I suoi familiari lo hanno mandato via, lontano dal suo paese, forse per punizione o per evitare qualsiasi indiscrezione sulla sua omosessualità, una macchia per il loro onore. E Nunzio di tale allontanamento in fondo appare contento: come avrebbe potuto vivere con il padre e i fratelli dopo ciò che gli hanno fatto, con l'orrore della morte di Antonio sempre davanti agli occhi?


Le tappe che caratterizzano il percorso interiore di Nunzio coincidono con la comparsa di alcuni personaggi che diventano per lui fondamentali. Sullo sfondo, la Gran Bretagna in un periodo di crisi economica, di elevata disoccupazione e di numerosi scioperi, scanditi dalle rivendicazioni sindacali, periodo che culmina nell'elezione di Margaret Thatcher a primo ministro del Regno Unito nel 1979.
In quegli anni Nunzio, fallita ogni possibilità di intraprendere l'attività calcistica per un infortunio, conosce dapprima Thomas, figlio di un lord che rinnega le sue origini e si dedica con ardore alla lotta comunista. E con lui stringe un rapporto di amicizia intenso e sincero che gli consente finalmente di risollevarsi e ritrovare la tranquillità e la voglia di vivere, oltre che appassionarsi alle tematiche sociali.
In seguito, si ritroverà alle prese con un altro stravagante personaggio, che si rivelerà comunque molto importante per lui, un artista poliedrico, fotografo, pittore e musicista da tutti soprannominato 'Funny Jack': «un uomo di età indefinibile, tra i quaranta e i cinquanta, di un biondo rossiccio, anche sul petto villoso che esibiva dalla camicia bianca sbottonata, lo stomaco del bevitore e un vistoso orecchino al lobo sinistro che gli dava un'aria piratesca». Un mentore che non esiterà ad aiutare Nunzio nel momento del bisogno, facendogli scoprire il mondo della fotografia.
Nel cuore e nella mente di Nunzio Antonio è sempre presente, un ricordo misto all'orrore e anche a un certo rimorso, sensazioni che il giovane cerca man mano di far colar via dal suo corpo. La piena accettazione della propria omosessualità e le passioni appena scoperte sono per lui una forma di riscatto da quel tremendo passato che si porta dietro.
Nel frattempo prende avvio anche la storia di Annina, narrata in prima persona con un linguaggio più immediato e denso di espressioni dialettali. Nipote di Nunzio in quanto figlia di suo fratello Santino, nella sua innocenza di bambina non può comprendere l'orrore che la circonda, ma crescendo dovrà toccare con mano la "tranquilla ferocia" di cui suo padre può essere capace. Nunzio non lo ho mai conosciuto, è andato via quando ancora non era nata, ma il suo nome risuona spesso nelle parole di sua nonna Carmela, madre di Nunzio e Santino. 


La vita di Annina, scandita dalle imposizioni familiari, con un padre che cerca di controllarne ogni mossa e una nonna che condanna ogni sua velleità artistica, viene scossa da un inevitabile moto di ribellione, una fuga a Londra per inseguire il sogno di diventare attrice di teatro, un percorso che sarà segnato dalla presenza di altri uomini che cercheranno di sfruttarla e di imporre la propria volontà. Le storie di Annina e Nunzio, pur se in modo particolare, si intrecceranno nel momento in cui Annina si metterà alla ricerca delle tracce di suo zio e di coloro che lo hanno conosciuto.
Come ho accennato sopra, entrambi i protagonisti sono alla ricerca di un riscatto rispetto alla loro precedente esistenza per allontanarsi dai condizionamenti familiari, pur seguendo un percorso completamente diverso. Nunzio in qualche modo subisce l'allontanamento dal suo paese, ma coglie tale occasione per rinascere e buttar via l'orrore che si porta dietro, grazie anche agli amici che incontra lungo il sentiero. E il destino che appariva così avverso in alcuni momenti sembra volerlo aiutare, cercando di portare la sua felicità a un apice oltre il quale non può esserci più nulla. Annina, invece, ha bisogno di uno strappo, di un gesto di ribellione per avviarsi verso quel riscatto, che sembra finalmente concretizzarsi solo quando deciderà di capire meglio chi era suo zio Nunzio. Forse anche con lei il destino avverso a un certo punto sembra voler essere benevolo.
"Il figlio prediletto" è un romanzo denso di malinconia e di speranza, con personaggi ben caratterizzati, in bilico tra lo scoraggiamento e il desiderio di rivincita, tra cadute e rincorse, accompagnato da una narrazione non sempre lineare, fatta di anticipazioni, strappi, immagini forti, visioni sconsolate o luminose, in cui appare chiaro che la ferocia dei prepotenti non sempre riesce a piegare l'animo di chi ha realmente voglia di vivere.


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