Ho appena scoperto che
oggi, 20 marzo, si è celebrata la Giornata internazionale della
Felicità. Tale celebrazione è stata istituita dall'ONU nel 2012 (si
tratta, quindi, di una "festa" abbastanza recente) tramite
una risoluzione in cui l'Assemblea generale ha invitato "tutti
gli stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite,
e altri organismi internazionali e regionali, così come la società
civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli
individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale
della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività
educative di crescita della consapevolezza pubblica".
Mi
incuriosisce molto l'idea di celebrare la Giornata della Felicità
tramite attività educative che accrescano la "consapevolezza
pubblica"... il problema è che non mi è chiaro di cosa
bisognerebbe acquisire consapevolezza.
Qualche
giornalista ha sintetizzato la risoluzione ONU in questi termini:
"tutti gli esseri umani del pianeta hanno diritto a essere
felici". Quindi, bisognerebbe imparare ad acquisire
consapevolezza di questo diritto e cercare di essere felici giorno
dopo giorno. Ovviamente, è molto facile a dirsi, ma nella pratica
qualche piccolo ostacolo si presenta quasi quotidianamente, tra beghe
lavorative, incidenti e contrattempi che tolgono la serenità e a
volte anche il sonno.
Forse
bisognerebbe imparare dai filosofi: da Platone agli stoici, il saggio
viene descritto come colui che, di fronte alle vicende della vita,
rimane imperturbabile perché agisce secondo verità e giustizia ed è
in grado di raggiungere quella dimensione che lo pone al riparo dagli
accidenti, quella che si può considerare la vera felicità. Da
questa figura deriva il detto "prenderla con filosofia",
usato, tuttavia, spesso in maniera ironica, considerato che questa
figura del saggio stoico e imperturbabile appare quasi una
caricatura.
Dopo
qualche secolo è arrivato anche Jeremy Bentham che nelle sue opere
parla spesso di felicità al centro della morale e della politica:
secondo Bentham, bisogna creare tutta la felicità che si è in grado
di creare, eliminare tutta la felicità che si è in grado di
eliminare, aggiungere qualcosa ai piaceri altrui, diminuire qualcosa
delle loro sofferenze perché "per ogni granello di gioia che
seminerai nel petto di un altro, tu troverai un raccolto nel tuo
petto". Un forte invito alla generosità che, forse, oggi
qualcuno farebbe bene ad ascoltare anche solo in minima parte.
Tuttavia,
quanto siamo davvero felici nel nostro Bel Paese?
L'ONU,
puntualissimo, ha presentato pochi giorni fa il suo Rapporto mondiale
sulla Felicità 2016 che classifica 156 paesi in base al loro livello
di felicità. Nella presentazione si legge che la diffusa attenzione
verso tale Rapporto testimonierebbe il "crescente interesse a
livello globale ad utilizzare la felicità ed il benessere soggettivo
come indicatori primari della qualità dello sviluppo umano".
Sicuramente, vi è l'intenzione, già da molto tempo, di accantonare
l'ormai superato Prodotto Interno Lordo.
Lo studio ha analizzato la situazione dei 156 paesi
considerati utilizzando sei variabili: prodotto interno lordo (PIL)
pro capite, servizi sociali, aspettativa di vita sana, libertà
sociale, generosità e corruzione percepita. Il punteggio totale di
ciascuna nazione è stato confrontato con quello di Dystopia,
l'ipotetica nazione che annovera tutti gli scenari peggiori. Al
primo posto si è posizionata la Danimarca, seguita da Svizzera,
Islanda, Norvegia, Finlandia, Canada, Olanda, Nuova Zelanda,
Australia e Svezia, ovvero le stesse nazioni più felici nel Rapporto
dello scorso anno. L'Italia è 50esima, come nel 2015, ma è tra i 10
paesi con il peggior calo della felicità percepita nel periodo
considerato. Poi, vi sono i Paesi che si trovano in una situazione
peggiore: il Burundi, sull'orlo della guerra civile, preceduto da
Siria, Togo, Afghanistan, Benin, Ruanda, Guinea e Liberia.
Come mai l'Italia è così poco felice? Nel rapporto
è stata posta molta attenzione all'iniqua distribuzione del
benessere all'interno di un Paese e sicuramente la situazione
italiana, con le sue numerose caste privilegiate, non favorisce molto
la scalata della classifica. Se poi aggiungiamo che uno dei parametri
utilizzati è il grado di corruzione percepita, il risultato, alla
luce degli ultimi eventi (mafia capitale in primis), non può stupire
affatto.
Chiuderei con una bella vignetta di Charlie Brown e la sua saggia amica Patty che forse ci indica davvero cosa sia la felicità!