Ogni anno di questi tempi ci si ritrova a discutere del Premio Strega
con le sue regole e i suoi riti; un Premio che, pur con tutte le
polemiche che inevitabilmente nascono intorno ai libri trionfatori,
mantiene intatto da decenni il suo fascino e ha contribuito a portare
alla luce opere significative.
Quest'anno il regolamento ha subito alcune modifiche rispetto alle
precedenti edizioni, in modo da consentire a ciascuno degli "Amici
della Domenica" di segnalare, singolarmente e senza più la
necessità di abbinarsi a un altro "amico", un'opera
ritenuta meritevole tra quelle pubblicate tra il 1° aprile dell’anno
precedente e il 31 marzo dell’anno in corso.
Sono 41 le opere complessivamente segnalate dagli "Amici della
Domenica", tra cui il Comitato direttivo ha selezionato il 19
aprile scorso i dodici libri che concorreranno al Premio Strega per
il 2018:
Marco Balzano, Resto qui (Einaudi);
Carlo Carabba, Come un giovane uomo (Marsilio);
Carlo D'Amicis, Il gioco (Mondadori);
Silvia Ferreri, La madre di Eva (NEO Edizioni);
Helena Janeczek, La ragazza con la Leica (Guanda);
Lia Levi, Questa sera è già domani (Edizioni E/O);
Elvis Malaj, Dal tuo terrazzo si vede casa mia (Racconti Edizioni);
Francesca Melandri, Sangue giusto (Rizzoli);
Angela Nanetti, Il figlio prediletto (Neri Pozza);
Sandra Petrignani, La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg (Neri
Pozza);
Andrea Pomella, Anni luce (ADD Editore);
Yari Selvetella, Le stanze dell'addio (Bompiani).
La votazione della cinquina avrà luogo il 13 giugno, mentre la
proclamazione del vincitore si terrà il 5 luglio al Ninfeo di Villa
Giulia, a Roma.
Il nuovo regolamento si è rivelato comunque molto interessante: a
parte i dodici candidati, tra le opere segnalate sono emersi diversi
romanzi appartenenti a vari generi e decisamente degni di nota:
l'amore nelle sue diverse sfaccettature con "L’amore a
vent’anni" di Giorgio Biferali e "Gli autunnali"
di Luca Ricci; la poeticità di "Quando sarai nel vento"
di Gianfranco Di Fiore; i misteri da svelare di "A chi
appartiene la notte" di Patrick Fogli; i due romanzi
intrecciati di Loredana Lipperini con "L’arrivo di
Saturno"; Letizia Pezzali e la "Lealtà" nel
mondo finanziario. Ovvero le mie prossime letture.
***
Di
seguito riporto alcune brevi note sui dodici candidati
al Premio Strega 2018 (cenni biografici, sinossi, giudizio formulato
dall'"Amico della Domenica" che ha segnalato il romanzo).
Seguiranno nel blog schede di approfondimento per i romanzi che avrò
modo di leggere.
1) Marco Balzano, nato nel 1978 a Milano dove tuttora vive e
insegna, con il suo terzo romanzo, "L'ultimo arrivato",
si è aggiudicato nel 2015 il Premio Campiello, il Premio
Volponi, il Premio Biblioteche di Roma e il Premio Fenice-Europa.
"Resto qui" è una storia
ambientata in epoca fascista in un paese del Trentino Alto Adige,
Curon che venne evacuato e poi sommerso dall'acqua a causa della
costruzione di una diga. Ma è soprattutto la storia di Trina, del
suo dolore per la scomparsa della figlia e della sua caparbietà nel
rimanere accanto al marito a difendere la sua terra.
Il romanzo è stato proposto da Pierluigi Battista che afferma: “Nel
libro di Balzano la storia raccontata da una voce narrante femminile
descrive un fatto vero ma dimenticato, una gigantesca catastrofe che
è stata l’atto finale di una persecuzione linguistica, etnica,
culturale, morale avviata con l’italianizzazione forzata di una
valle che da secoli si esprime in lingua tedesca. Ma la scrittura di
Balzano permette di ricostruire sentimenti, passioni, disperazioni e
fughe rocambolesche di un microcosmo vitale eppure condannato
attraverso una forza narrativa che inserisce le vicende private nella
tragedia della grande storia”.
2) Carlo Carabba, poeta e scrittore nato a Roma nel 1980, è
attualmente responsabile editoriale della narrativa italiana
Mondadori. Ha esordito nel 2008 con la raccolta poetica “Gli
anni della pioggia”, cui ha fatto seguito “Canti
dell'abbandono”, vincitore del Premio Giosuè Carducci e del
Premio Palmi 2011.
“Come un giovane uomo” è il suo romanzo di
esordio. Definito come un “memoir al limite dell'autofiction",
racconta il delicato passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Il romanzo è stato proposto da Edoardo Nesi che così si è
espresso: “Mi è parsa un’opera notevole, poiché con
tenerezza e stupore Carabba riesce a raccontare compiutamente e
lucidamente del suo personaggio, che soffre sia della nostalgia
lancinante della giovinezza, sia dello sconcerto del dover e poter
restare in vita nonostante la morte di chi più gli era vicino.
Confido che questo romanzo d’esordio possa suscitare lo stesso
interesse che ha suscitato in me”.
3) Carlo D'Amicis, nato a Taranto nel 1964, vive e lavora a
Roma. È redattore e conduttore del programma radiofonico di Radio 3
Fahrenheit, nonché autore del programma di Rai 3 "Pane
Quotidiano". Ha scritto numerose opere, tra cui “La
guerra dei cafoni” (2008, selezione Premio Strega) da cui è
stato tratto un film diretto da Lorenzo Conte e Davide Barletti.
“Il gioco” ruota attorno alle figure di
Leonardo, Eva e Giorgio, che, dovendo parlare di sesso, raccontano le
rispettive esistenze a un intervistatore che vorrebbe scrivere un
libro sul piacere, e che invece si ritrova ad affrontare il loro
dolore.
Il romanzo è stato proposto da Nicola Lagioia con questo giudizio:
“Seguo e inseguo Carlo dai suoi primi libri, e in questo ci ho
trovato tutte le qualità che me lo fanno amare come autore.
Innanzitutto l’attenzione alla scrittura, la cura della lingua che
hanno reso D’Amicis, libro dopo libro, in modo davvero ammirevole,
uno degli scrittori più interessanti degli ultimi anni, lingua che
qui mi pare trovi un raro punto d’equilibrio tra forza espressiva e
sostegno alla storia raccontata. E poi l’audacia di ciò che
racconta. In un periodo in cui il sesso sembra legato a tutto
(legittime battaglie politiche, rivendicazioni, rivincite sociali)
tranne che al desiderio, D’Amicis si inoltra proprio per quella,
che è la strada più accidentata, pericolosa, affascinante. La
prescrizione fa quello che deve. Il desiderio fa quello che può.
Nessuno può permettersi di raccontare ciò che desideriamo
veramente, tranne la letteratura”.
4) Silvia Ferreri è una giornalista e scrittrice. È nata a
Milano, ma vive a Roma con il marito e i figli. È stata autrice per
Rai Tre e Tv2000, ha collaborato con "Io donna” e attualmente
lavora per Rai News 24. Nel 2006 esce “Uno virgola due”,
film documentario di cui è autrice e regista.
“La madre di Eva” è il suo romanzo
d’esordio, la storia di una madre che ha accompagnato la figlia
diciottenne Eva in una clinica serba per l’operazione di cambio di
sesso e, al di là di una porta dove gli infermieri stanno preparando
la sala operatoria, le parla in un dialogo senza risposte, in cui la
madre racconta la loro vita fino a quel momento, ripercorrendone i
sentieri.
Il romanzo è stato proposto da Ottavia Piccolo che così si è
espressa: “È una storia di tormento e dolore, di rabbia e di
fatica, ma soprattutto di straordinario amore. Silvia Ferreri,
giornalista, non nuova alla scrittura, è qui alla sua opera prima
nel romanzo, ed è capace di trascinare il lettore davvero in
profondità. Lo fa con una scrittura lucidissima e affilata per
regalarci un romanzo struggente e potente. Come l’amore che
rappresenta. Sono certa che la sua lettura non vi lascerà
indifferenti”.
5) Helena Janeczek, nata a Monaco nel 1964 da una famiglia di
ebrei originari della Polonia e naturalizzati tedeschi, vive in
Italia dal 1983, dove ha pubblicato una raccolta di poesie in tedesco
ed è lettrice per Mondadori della sezione Letteratura straniera. Tra
le sue opere, “Le rondini di Montecassino”, il racconto
della presenza di polacchi, pachistani (e altre nazionalità
dimenticate) in una delle battaglie più cruente della seconda
guerra mondiale.
“La ragazza con la Leica”, già vincitore
del Premio Bagutta 2018, è la biografia della prima fotoreporter
caduta in guerra, Gerda Taro.
La proposta arriva da Benedetta Tobagi che afferma: “Il romanzo
dal vero (non fiction novel) si è imposto da anni nel panorama
internazionale come uno dei più interessanti vivai creativi. Con
quest’opera Janeczek, si conferma una delle voci più originali del
genere, in ambito italiano. La costruzione narrativa è magistrale.
La figura della protagonista Gerda Taro, militante antifascista e
fotografa di guerra (la cui fama è stata oscurata da quella del
celeberrimo compagno di vita e di lavoro Robert Capa) è costruita
giocando con prospettive eccentriche, attraverso la voce (sempre
credibile) di tre personaggi che hanno variamente sfiorato, amato,
ammirato questa giovane donna affascinante, contraddittoria, talvolta
insopportabile, «spensierata per natura, speranzosa per principio»,
che ritorna a loro come un rimpianto e un pungolo. E lo stesso
diventa per noi lettori di oggi. Avvincente, tenero, dissacrante, La
ragazza con la Leica è anche una riflessione antiretorica, oggi
quanto mai attuale e necessaria, sull’antifascismo e sulle scelte
di militanza di una generazione di ragazzi pieni di talento e
affamati di vita. Attraverso Gerda, i suoi amici, Janeczek fa molto
riflettere sul deserto presente”.
6) Lia Levi è nata a Pisa nel 1931 da una famiglia piemontese
di origine ebraica. Al principio degli anni Quaranta la famiglia si è
trasferita a Roma, dove la scrittrice vive tuttora. Da bambina ha
dovuto affrontare i problemi della guerra e della persecuzione
razziale, riuscendo a salvarsi dalle deportazioni nascondendosi con
le sue sorelle nel collegio romano delle Suore di San Giuseppe di
Chambéry. Sceneggiatrice e giornalista, è autrice sia di romanzi
per adulti che per ragazzi.
“Questa sera è già domani” è la storia di
una famiglia ebrea negli anni delle leggi razziali, che deve decidere
se cercare di restare comunque nella terra dove è in atto la
persecuzione o se sia meglio fuggire, sempre che vi sia un paese
realmente disposto a dare accoglienza. Un intreccio di destini, una
vicenda di disperazione e coraggio realmente accaduta, ma
completamente reinventata.
È Dacia Maraini a segnalare tale romanzo, con questo giudizio: “Ho
letto Questa sera è già domani di Lia Levi (Edizioni E/O), un
romanzo che definirei intenso e cristallino. Intensa è l’epopea
delle vicende della famiglia Rimon sotto l’ombra delle Leggi
razziali del ’38 (le stiamo ora ricordando a ottant’anni di
distanza), sempre più incombenti sui cittadini ebrei del nostro
paese. Cristallina e acuminata è la luce che si ferma su emozioni,
sentimenti contraddittori, meschinità e slanci dei singoli
personaggi che, come avviene nella migliore letteratura, ci
sospingono a riflettere sulle mille sfaccettature dell’animo umano.
Questa sera è già domani è un libro che tocca molte corde della
nostra esistenza, con risonanze importanti rispetto a quanto sta
succedendo ai nostri giorni”.
7) Elvis Malaj è nato nel 1990 nel distretto di Malësi e
Madhe, in Albania, e si è trasferito In Italia all'età di quindici
anni, prima ad Alessandria, e oggi a Padova, dove vive e lavora.
"Dal
tuo terrazzo si vede casa mia" è
una raccolta di racconti sullo smarrimento e l'inadeguatezza, un
invito a superare le distanze, soprattutto tra sogno e realtà.
La
proposta arriva da Luca Formenton: “Quella
di Elvis Malaj è una voce narrativa autenticamente nuova in epoca di
autonarrazioni compiaciute e lingue esibizioniste, e proprio nel
riaffermare la centralità delle storie la sua prosa mette in scena
una letteratura di guado, un invito ad affacciarsi dal terrazzo e a
guardare i nostri dirimpettai, come facevano gli albanesi dal tubo
catodico sognando un Occidente sgargiante che nei fatti non si è
rivelato tale. Nei racconti di Malaj – perché di racconti si
tratta e questo mi pare un altro motivo di interesse – si misura
tutta la distanza tra il sogno e la realtà, e si mostra cosa voglia
dire essere outsider, in Italia come in Albania”.
8)Francesca Melandri, nata a Roma nel 1964, è
sceneggiatrice, scrittrice e documentarista. Ha iniziato giovanissima
una lunga carriera di sceneggiatrice, firmando le sceneggiature, tra
l'altro, di "Zoo" di Cristina Comencini (1988),
"Chiara e gli altri" (1989/90), "Fantaghirò"
di Lamberto Bava (1991), "Cristallo di Rocca" di
Maurizio Zaccaro (1998), "Nati ieri" di Genovese e
Miniero (2006), molti episodi della serie Don Matteo (2001/2009). Ha
esordito nella narrativa nel 2010 con "Eva dorme",
un romanzo che ripercorre gli anni del terrorismo sudtirolese.
"Sangue giusto" è un romanzo che
ruota intorno alla vita di Ilaria che si regge su un equilibrio
incerto, dal lavoro d'insegnante alla vita sentimentale, fino al
rapporto con suo padre Attilio, detto "Attila", che le ha
sempre nascosto interi pezzi di storia familiare. Fino a quando una
mattina, davanti alla sua porta di casa, compare un ragazzo di colore
dall'aria smarrita, che dice di essere il nipote di Attilio e della
donna con cui è stato durante l'occupazione fascista in Etiopia.
Ilaria decide, quindi, di indagare nel passato del padre.
Il romanzo è stato proposto da Gianpiero Gamaleri che afferma: “Una
trama avvincente capace di catturare e mantenere l’attenzione del
lettore dalla prima all’ultima pagina, una scrittura con un ritmo
che si avvale della sua collaudata esperienza di sceneggiatrice per
legare tra loro quadri lontani nello spazio e nel tempo in una
narrazione coerente, la riscoperta di elementi urbani condannati
all’insignificanza dalla nostra colpevole distrazione, una
documentazione di eccezionale estensione e profondità che le
permette di creare una sapiente fusione tra episodi storici ed
immaginazione, una capacità di narrare con pari intensità scene di
rara crudezza e rapporti personali di profonda tenerezza, tecniche di
suspense non fini a se stesse, ma calate in un racconto tanto
verosimile da renderle indistinguibili rispetto allo scorrere della
vita quotidiana, ma soprattutto una grande sensibilità verso
problemi del nostro tempo che non indulge in tediose analisi
sociopolitiche ma che fa corpo con l’esperienza dei personaggi, che
diventano compagni di viaggio del lettore facendogli vedere le cose
dal di dentro. In questo libro espressioni che ascoltiamo e usiamo
tutti i giorni, come “flussi migratori” si concretizzano in
esperienze profonde, facendoci passare dagli stereotipi a conoscenze,
sentimenti ed emozioni reali”.
9) Angela Nanetti è nata a Budrio (Bologna). Laureata in
storia medioevale, dal 1984 a oggi ha pubblicato più di venti
romanzi per ragazzi, molti dei quali premiati in Italia e all'estero.
"Il figlio prediletto" è un
romanzo che racconta due storie, quella di Nunzio e quella di sua
nipote Annina, che si intersecano nella narrazione e nella ribellione
contro i pregiudizi.
É stato proposto da Carla Ida Salviati con queste parole: “La
vicenda narrata si dipana nell’arco di circa un ventennio a
principiare dal 1970 e ha come poli geografici la Calabria e Londra
nei turbolenti anni dei governi Callaghan e Thatcher. […]La
struttura del racconto, parte in terza persona e parte in soggettiva,
consente di attivare sguardi diversi sulla vicenda, che è densa di
drammaticità, a volte persino cupa, attraversata da un dolore
palpabile che l’autrice preferisce non mitigare”.
10) Sandra Petrignani, nata a Piacenza nel 1952, è
scrittrice, giornalista e blogger. Dopo un esordio poetico e la
scrittura di una commedia, "Psiche e i fiori di Ofelia",
ha collaborato per dieci anni a Il Messaggero, dove è stata assunta
nel 1987. Nel 1989 è passata a Panorama e ha poi collaborato alle
pagine culturali de L'Unità e Il Foglio. Nel 2014 ha pubblicato una
biografia su Marguerite Duras.
"La
corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg":
in questo libro Sandra Petrignani ripercorre la vita di una delle più
importanti protagoniste del panorama culturale italiano, Natalia
Ginzburg, dalla nascita palermitana alla formazione torinese, fino al
definitivo trasferimento a Roma. Ne segue le tracce visitando le case
in cui ha vissuto e parlando con moltissimi testimoni.
La segnalazione è di Biancamaria Frabotta: “Sandra Petrignani
dedica a Natalia Ginzburg un ritratto a più livelli. Evitando i
rischi dell’immedesimazione e la tentazione di specchiarvisi
dentro, in primo luogo l’autrice punta alla rivalutazione della
scrittrice, originalissima e libera nelle sue scelte, e alla sua
centralità, per così dire, “laterale”, nel panorama del romanzo
italiano del secondo Novecento. Trattandola alla pari dei grandi
testimoni del suo tempo, ne esalta il ruolo dell’intellettuale
“corsara” che, senza clamori e al di fuori di ogni narcisistica
esibizione, spaziò dall’attività editoriale nella casa editrice
Einaudi, al giornalismo, sorprendentemente anticonformista, fino
all’impegno civile che svolse in Parlamento nell’ultima parte
della sua vita. La sua vita fu parte integrante della storia
italiana, dall’antifascismo esistenziale della sua giovinezza
torinese fino alla partecipazione all’epopea einaudiana che
Petrignani restituisce nelle sue luci e nelle sue ombre, senza
retorica celebrativa, fedele alla massima di Cesare Garboli, citato
in exergo all’inizio del libro: «Dove va a finire, nei libri che
leggiamo, la persona fisica che li ha scritti?» La Corsara è
un’opera che cerca una risposta a questa domanda, con l’aiuto di
un’intuizione femminile non negata, la forza di una scrittura
limpida e talvolta bruscamente poetica fondata su una irreprensibile
documentazione storica”.
11) Andrea Pomella è nato a Roma nel 1973, scrive su “Il
Fatto Quotidiano” on line e sulle pagine culturali dell’“Unione
Sarda”. Ha pubblicato vari libri d’arte tra cui "I Musei
Vaticani" e "Caravaggio. Un artista per immagini".
Ha pubblicato il romanzo "Il soldato bianco"
(Aracne, 2008).
"Anni luce" è un romanzo di formazione e una storia
di amicizia, una spedizione sulle strade d'Europa per esorcizzare la
paura di crescere.
La segnalazione è di Nadia Terranova: “Anni luce, di Andrea
Pomella, Add editore, è un romanzo in prima persona in cui lo
sguardo dolente del narratore si fa testimone della generazione che
aveva vent’anni negli anni novanta per raccontare la dissipazione
di futuro e speranze in favore di un ritrarsi esistenziale
programmato e perseguito. Il paradigma di Q., amico e alter ego,
chitarrista incontrato per caso e compagno di strada degli anni più
veri, è speculare al disagio inespresso dell’autore: la sostanza
ontologica dell’io narrante di questo libro diventa invisibile in
favore dell’occhio che ha registrato fatti, eccessi, indolenze e
follie mentre nascondeva sé stesso e la propria infanzia
problematica, diversa. È una scelta letteraria sismografica, che
colpisce nella sua studiata contraddittorietà; sembra che lo
scrittore si chiami fuori mentre tira dentro il lettore come a
dirgli: tutto questo riguarda me, ma soprattutto te. Questo lungo
racconto è scritto in uno stile che punta all’essenziale e resta
alto mentre racconta dettagli cupi e balordi di un’adolescenza
protratta in cui si cercano lo stordimento e l’annientamento; mi
pare che rievochi molto bene il mondo del grunge di quegli anni,
ancora poco raccontato dalla letteratura successiva. I viaggi, le
feste, i concerti – anche quelli mancati – costituiscono i
rituali di passaggio dall’infanzia all’età adulta, dentro cui si
può trovare conforto in nient’altro che nella musica, ma è un
conforto che somiglia all’annullamento («Ten, il primo disco dei
Pearl Jam, fu il treno che travolse la mia giovinezza»), come se per
quei ventenni di allora esistere fosse possibile solo negandosi. Anni
luce è un racconto di amicizia e di crescita (o crescita mancata)
che somiglia all’interludio che precede l’età adulta e ne
estrapola le pozze buie e il girare a vuoto, lo spaesamento e le
gesta ingloriose, sotto la guida, così poco protettiva e insieme
così inevitabile, del mito di Eddie Vedder e delle sue canzoni”.
12) Yari Selvetella, nato a Roma nel 1976, è scrittore e
giornalista. Nel 1994 ha vinto il premio Grinzane Cavour per la
giovane critica promosso da La Repubblica. Ha esordito con libri di
argomento musicale e si è a lungo occupato di storia della
criminalità romana, tema di cui è considerato uno dei maggiori
esperti grazie a Roma Criminale (scritto con Cristiano Armati) del
2005.
"Le stanze dell'addio" è la
storia di una giovane donna piena di vita, madre di tre figli e di
molti libri, che si ammala e, proprio quando pensava di potercela
fare, muore. Ed è soprattutto il racconto del suo compagno che la
cerca attraverso le stanze che hanno visto il suo passaggio,
un'assidua ricerca dei ricordi per giungere a formulare un addio.
Il romanzo è stato proposto da Chiara Gamberale: “Il dolore
come uno spazio chiuso, dove non si può fare a meno di abitare; come
un mare nero, che inghiotte il dorso della balena e in eterno ci
costringe a inseguirla. Ma anche la potenza della vita e delle parole
che – sole – possono tessere e allungare il filo per uscire dal
labirinto. Yari Selvetella è un figlio del Novecento: sa che
l’assurdo non può essere addomesticato. Eppure non si arrende,
continua a cercare una forma, una possibilità di condivisione, e la
trova dentro le stanze di un ospedale che a tutti noi sembra
misteriosamente di avere conosciuto, nell’accezione reale e in
quella poetica dei suoi spazi”.
***
A margine, una breve considerazione. Si può notare come quattro dei
12 candidati abbiano dedicato la loro opera alla narrazione di fatti
accaduti in epoca fascista o, comunque, durante la seconda guerra
mondiale ("Resto qui", “La ragazza con la
Leica”, "Questa sera è già domani"; "Sangue
giusto"), a testimonianza della sensibilità verso episodi
la cui drammaticità non può essere dimenticata e deve continuare a
essere testimoniata ancora oggi. In tal senso, il lavoro di selezione
operato dal Comitato del Premio Strega può considerarsi degno di
nota.