«Da
sempre aspettavo che la neve tornasse a cadere su Roma». La
delusione di fronte al compimento di un desiderio la cui
realizzazione è stata lungamente attesa appare come uno dei fili
conduttori di "Come
un giovane uomo"
(Marsilio), il romanzo di Carlo Carabba incluso tra i 12 candidati al
Premio Strega 2018. Un romanzo strutturato come un monologo interiore
con una profonda analisi introspettiva che, partendo dal ricordo di
episodi dell'infanzia e dell'adolescenza fino a giungere al racconto
di accadimenti più recenti, dà vita a una sequenza di riflessioni e
ragionamenti sul complesso passaggio dalla giovinezza all'età
adulta, sui legami interpersonali e sul rapporto con la morte e il
lutto, un rapporto che inevitabilmente spaventa e inquieta.
Tale sequenza di riflessioni
rende la struttura narrativa complessa e non sempre di agevole
lettura, avvalendosi di continui incisi e rinvii ad altri
argomenti, anche grazie ai frequenti viaggi a ritroso con la
memoria. Si tratta, comunque, di una narrazione ricca di interessanti
spunti letterari e forte di uno stile preciso ed elegante.
Il racconto degli eventi prende
avvio con il ricordo, denso di nostalgia, di una nevicata avvenuta a
Roma nei primi anni Ottanta, di cui il protagonista conserva una
memoria visiva i cui contorni sono resi incerti dal tempo ormai
trascorso e dall'immaginazione che spesso finisce per modificare i
tratti essenziali che gli accadimenti passati assumono nella mente,
come ad esempio il viso della persona con cui il protagonista ebbe
modo di recarsi al parco per osservare la natura imbiancata e
calpestare la neve, un viso reso sfuocato e privo di lineamenti come
i personaggi di un fumetto Disney con Topolino ed Eta Beta.
Quel ricordo per il protagonista
è inevitabilmente associato ad altre reminiscenze della sua
infanzia, soprattutto al rapporto con i compagni di scuola nei cui
confronti ha sempre provato una inevitabile forma di disagio, forse
perché vittima di una certa paura di adattarsi alla vita, oltre che
del timore di crescere e di non essere in grado di affrontare il
futuro. Ma il ricordo è soprattutto un sogno lungamente vagheggiato
di rivedere la neve cadere su Roma: «Nel
corso degli anni, ormai cresciuto, avrei tentato più volte,
passeggiando o correndo, di risalire a quel tempo smarrito, sperando
che il contatto con lo stesso suolo che avevo visto coperto di bianco
[...]sapesse ritrovare la vibrazione originaria che aveva prodotto
l'eco dei ricordi che da tanti anni risuonava nella mia mente,
restituendomi il centro perduto della reminiscenza e dell'oblio di
cui ignoravo tanto e da cui tanto di quello che ero e sono dipende:
la mia infanzia».
Il sogno si realizza circa
venticinque anni dopo, ma il desiderio, ormai compiuto, lascia il
posto a una profonda insoddisfazione cui il protagonista tenta man
mano, forse inutilmente, di dare una spiegazione razionale. Ma
certamente il suo intento a lungo coltivato di ritrovare l'incanto
dell'infanzia, al fine di ricongiungere in qualche modo il passato
con il presente tramite una epifania capace di svelare profonde
verità sull'esistenza, risulta purtroppo vano.
Nel romanzo sembrano assumere un
ruolo essenziale le coincidenze di eventi apparentemente distanti tra loro,
coincidenze spesso vissute con un senso di colpa e il vano tentativo
di attribuire loro un particolare significato. La principale
coincidenza è, senza dubbio, tra la nevicata di circa venticinque
anni dopo e un evento tragico, un incidente che coinvolge Mascia, una
cara amica del protagonista, che entra in coma e muore dopo pochi
giorni. E in tal caso il senso di colpa, col senno di poi, è legato
al fatto di aver vissuto le ore precedenti la scoperta di tale
drammatica notizia in preda a sciocchi dubbi e falsi buoni auspici
legati alla neve, cui verrà attribuito, poi, quasi un ruolo nefasto e
di malaugurio.
Quel tragico accadimento si porta
dietro notevoli conseguenze per il protagonista che fin da subito
sembra quasi aver messo tra parentesi la notizia ricevuta, creando
una parete protettiva che, se da un lato sembra almeno
temporaneamente proteggerlo dal dolore, dall'altro lo trascina in un
vortice di sensi di colpa che si acuiscono progressivamente
inducendolo a credere di avere un cuore arido e insensibile.
L'unico modo per cercare di
uscire da quel ginepraio di sensazioni - in cui si inserisce anche un
importante richiamo a un libro di Adelbert Von Chamisso, "Storia
straordinaria di Peter Schlemihl",
il cui protagonista si ritrova a dover scegliere tra la propria ombra
o la propria anima - è quello di elaborare il lutto richiamando
alla mente episodi precedenti in cui l'io narrante ha dovuto
affrontare il dolore di una perdita, come quello della nonna materna,
e cercando di ricostruire il rapporto con Mascia fin dal loro
incontro e dal tentativo di definire un nuovo approccio alla vita:
«Quella sera, tra le nostre due identità appena nate
(...) avvenne un riconoscimento, fondato però non sulla certezza che
in noi era avvenuto un cambiamento, una trasformazione in persone
sicure di sé, indurite dalle avversità della vita, rese ciniche dai
rovesci del cuore, ma sulla necessità reciproca di credere che
questo cambiamento ci fosse stato davvero, offrendoci soccorso e
protezione dallo scetticismo di chi ci conosceva da tempo e che,
sentivamo, avrebbe ritenuto impossibile che mutassimo realmente».
"Come un giovane uomo"
è, dunque, una coraggiosa e sincera confessione che denota una
notevole capacità di scavare a fondo nella mente e di districarsi
all'interno di un labirinto di sensazioni e pensieri contrastanti che
spesso rimbalzano da un lato all'altro del proprio cervello,
affrontando l'inevitabile smarrimento e cercando una possibile via
d'uscita.
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