domenica 28 febbraio 2016

Indebite ingerenze e leggi dimenticate

In questi giorni, nel corso della discussione parlamentare sul disegno di legge in materia di unioni civili, abbiamo assistito ad un poco edificante teatrino di manovre politiche, dettate da squallidi interessi di parte, in cui i diritti ed i sentimenti di persone vere sono passati in secondo piano (per usare un eufemismo). Di questo specifico argomento, comunque, si è parlato a lungo in varie sedi, per cui, almeno per il momento, non vorrei procedere ad ulteriori discussioni.
Invece, avrei un gran desiderio di parlare di un tema che potrei definire "parallelo", ovvero la lotta all'omofobia. Lo spunto mi è arrivato da un articolo di Carlo Troilo apparso su "L'Espresso" di mercoledì scorso. Il giornalista sottolinea come l'intervento del Cardinal Bagnasco,  finalizzato ad ottenere il voto segreto in alcuni punti di discussione della legge sulle unioni civili, costituisca una ingerenza nelle vicende politiche italiane, in palese contrasto con il Concordato. A questo punto, il giornalista, dinnanzi a tanto zelo nel contrastare le adozioni gay, si chiede provocatoriamente perché i vescovi non si impegnino in maniera altrettanto vigorosa per sbloccare altri  provvedimenti, che possono essere considerati in linea con i precetti della Chiesa, tra cui la legge contro l'omofobia, giacente al Senato da più di due anni.
La provocazione di Troilo riporta alla luce temi che rischiano di essere dimenticati, pur essendo molto delicati: ovviamente, la Chiesa non può sbloccare provvedimenti di legge, dovrebbe solo esternare il proprio pensiero (possibilmente soltanto tramite moniti del Papa, uno dei pochi esseri umani all'interno del Vaticano), mentre è compito del Parlamento procedere celermente all'approvazione di importanti disegni di legge giacenti.
L''omofobia è un grave problema che mi tocca molto, essendo stato un ragazzino molto sensibile e timido e, quindi, potenziale vittima di atti di bullismo (ho usato il termine "potenziale" perché fortunatamente ho incontrato quasi sempre compagni tranquilli, per cui le prese in giro non sono state eccessive, ma tremo all'idea di cosa mi sarebbe accaduto se fossi andato in "certe scuole").


In un bellissimo post pubblicato nel suo blog "Distanti saluti", Giovanni Fontana giustamente afferma che l'omofobia è una parola non corretta, da cui si evince che l'unica fonte di odio verso gli omosessuali è la paura, mentre "il disprezzo per gli omosessuali ha molte forme: la repulsione, l’odio diretto, l’ignoranza schietta, il conformismo che ride del diverso, e in generale un approccio acritico, che non si domanda davvero che bene o male possa fare un omosessuale, ma si affida a quello che ne pensa l’ambiente che si ha attorno. E l’ambiente è spesso maschilista, banale, ferocemente canonico". Il post parla soprattutto di omofobia nel mondo del calcio, raccontando la storia, poco nota in Italia, di Graeme LeSaux, calciatore inglese oggetto di una vera e propria persecuzione da parte dei suoi compagni di squadra, convinti che fosse gay, e, subito dopo, da parte delle tifoserie. Che il ragazzo non fosse realmente gay era solo un dettaglio, tutti avevano deciso, in base ai giornali che leggeva, alla musica che ascoltata, agli amici con cui andava in vacanza, che era omosessuale e che per questo doveva diventare oggetto di continuo dileggio e disprezzo.
In Italia, episodi del genere, anche fuori dal mondo del calcio, ce ne sono tanti e finiscono sui giornali soltanto quando la vittima di turno decide di togliersi la vita. Per non parlare degli episodi di pestaggio (a Roma intorno alla zona del Colosseo erano molto frequenti in un certo periodo) da parte dei cosiddetti "uomini veri", anche se mi chiedo se possano considerarsi davvero uomini o  se siano invece bestie  (non vorrei, però, offendere gli animali con questo paragone).
Per questi motivi, c'è bisogno in Italia di una legge che contrasti tali fenomeni, punendoli severamente, oltre ad una campagna di sensibilizzazione. Tuttavia, mi chiedo come possa avvenire questa sensibilizzazione in un Paese come il nostro in cui è tanto diffusa quell'omofobia strisciante propria dei falsi perbenisti che organizzano manifestazioni in favore della famiglia incentrate sull'odio verso il diverso, in cui l'organizzatore principale (tale Gandolfini), di fronte ai suicidi di giovani omosessuali, suggerisce di spingerli verso l'eterosessualità, in cui i politici infestano i social di battute infelici (vedi Formigoni).
Una veloce ricerca sul sito del Senato mi ha consentito di capire a che punto sia l'approvazione di questo provvedimento contro l'omofobia e di comprendere di cosa realmente stiamo parlando. A quanto pare, il testo presentato dall'Onorevole Scalfarotto del PD è stato approvato dalla Camera dei Deputati nel settembre del 2013, poi trasmesso al Senato: la discussione in Commissione Giustizia è, tuttavia, ferma dal mese di luglio del 2014.
Il testo prevede reclusione e multe per chi stiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi fondati sull'omofobia o transfobia, per chi istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per i medesimi motivi, per chi partecipa ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza basata sull'orientamento sessuale. Viene, in ogni caso, fatta salva la libertà di opinione ed espressione (tutelata, comunque, dalla Costituzione), purché non si istighi all'odio o alla violenza.
La discussione è ferma in Senato a causa dell'ostruzionismo, neanche a dirlo, di NCD e, in particolare, di Giovanardi, cui si aggiungono i pareri contrari di altre forze politiche (tra cui la Lega, altra grande sorpresa!), che temono venga lesa la libertà di opinione, nonostante le salvaguardie stabilite dalla legge stessa.
In sintesi, i politici hanno paura che, andando in giro a dire che i gay sono malati e che le unioni civili sono contro natura, qualcuno possa fargli causa. Tuttavia, non si preoccupano minimamente che tanti ragazzi possano essere picchiati o indotti al suicidio, non è quella la loro priorità. E qualcuno dice ancora che viviamo in un Paese civile!!!

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