martedì 20 marzo 2018

Premi Oscar tra amore e guerra: "Chiamami col tuo nome" e "L'ora più buia"

Sono ormai trascorse due settimane dalla novantesima cerimonia degli Oscar, tenutasi il 4 marzo scorso al Dolby Theatre di Los Angeles. È una proclamazione che sempre rappresenta per me un momento particolare, attesa ogni anno con una certa trepidazione per scoprire se saranno premiati ed elogiati quei film che nel corso degli ultimi mesi mi hanno emozionato, stupito, coinvolto o semplicemente incuriosito. Una cerimonia attorno alla quale ruotano personaggi straordinari e aneddoti curiosi e che in qualche modo ha contribuito a costruire la storia del cinema.
Con il mio solito spirito poco giornalistico mi accingo a parlarne soltanto adesso, più che altro per annotare finalmente nel blog (che solo in via eccezionale si occupa di cinema) le più che positive impressioni che mi hanno lasciato due dei film premiati quest'anno: "Chiamami col tuo nome" e "L'ora più buia".
"Chiamami col tuo nome" rappresenta l'orgoglio italiano all'estero: diretto da Luca Guadagnino, candidato, tra l'altro, all'Oscar come miglior film, alla fine si è dovuto accontentare, pur con onore, del premio per la miglior sceneggiatura non originale del mio amato James Ivory (soggetto tratto dal romanzo omonimo di André Aciman).


Il protagonista Elio (Timothée Chalamet) sta trascorrendo le vacanze estive con i suoi genitori nella loro villa immersa nella campagna del Cremasco. È un'estate molto calda che per il ragazzo diciassettenne scorre placidamente, tra gli amati strumenti musicali, gli studi e i bagni al fiume, fino a quando non irrompe nella sua quotidianità lo studente Oliver (Armie Hammer), giunto in Italia per completare gli studi di dottorato. I due ragazzi inizialmente sembrano provare una reciproca diffidenza, entrando l'uno in contatto con l'altro con una certa cautela. Ma poco alla volta Oliver travolge Elio in una passione amorosa totalizzante, consumata con foga giovanile nel timore che possa sfuggire con il volgere al termine della stagione estiva. Un'esperienza travolgente che in qualche modo cambia i pensieri e le prospettive di Elio.
È un film che ti catapulta in un'atmosfera rarefatta, onirica, quasi sospesa nel tempo (richiamando alla mente alcune opere di James Ivory), con le musiche coinvolgenti, gli affascinanti e silenziosi chiaroscuri, i paesaggi che si perdono oltre la vista nel verde brillante della campagna cremasca.
Dopo averlo visto, ho provato una certa malinconia pensando all'amore che arriva all'improvviso, sconvolge i sensi e si allontana lasciando una sensazione amara di vuoto, soprattutto quando manca da una parte il coraggio di volgere lo sguardo ai propri sentimenti, di dar loro una struttura stabile, un nutrimento duraturo. Eppure quel vuoto, come afferma saggiamente il padre di Elio, non deve suscitare paura fino al punto di paralizzare l'espressione delle proprie sensazioni, poiché il sentimento, una volta provato, è comunque una fonte da cui abbeverarsi, di cui arricchirsi, per cui sarebbe uno spreco non provare nulla per il rischio di soffrire.


"L'ora più buia" è un film di genere storico e biografico (tratto dall'omonimo libro di Anthony McCarten) diretto da Joe Wright, incentrato sulla figura e sulle vicende di Winston Churchill, a partire dal momento in cui venne nominato primo ministro britannico agli inizi della Seconda Guerra Mondiale. Churchill è interpretato magistralmente da Gary Oldman che per tale ruolo ha vinto l'Oscar come miglior attore protagonista, essendo riuscito ad entrare perfettamente nel personaggio e a riprodurre con straordinaria esattezza ogni minima sfaccettatura del grande statista britannico.
Il film coglie tutta la tensione del Primo Ministro che allo scoppio del secondo conflitto mondiale si trova di fronte a un grande dilemma: negoziare un trattato di pace con la Germania nazista di Hitler, senza alcuna certezza su quali condizioni verranno imposte e con il rischio che il Regno Unito possa perdere la propria indipendenza; oppure affrontare una guerra con tutte le conseguenze che certamente ne deriveranno in termini di ingenti perdite e numero di vittime, ma battendosi a testa alta per la libertà senza cedere a compromessi.
Churchill è tenacemente combattuto e pressato dai Conservatori del partito di Re Giorgio VI, che vorrebbero subito stipulare il trattato di pace; ma lui, che raramente si immerge nei meandri della città, non si arrende e decide di andare incontro al suo popolo fiero e orgoglioso per comprendere, nell'ora più buia della sua Nazione, quale sia la decisione più giusta.
Un film coinvolgente, non privo di ironia e tenerezza, da cui arriva un chiaro messaggio sulla necessità di non scendere mai a patti con il nemico nel momento in cui ciò dovesse implicare la rinuncia ai propri valori e ideali.