venerdì 24 giugno 2016

Brevi riflessioni dopo la Brexit

Il popolo britannico ha deciso, anche se con una ristretta maggioranza: la Gran Bretagna è fuori dall'Unione Europea.
Le conseguenze sotto il profilo finanziario ed economico di questo strappo non sono facili da analizzare. Incerto è anche il destino di molti italiani che da anni lavorano in territorio britannico.
Ma vi è una certezza, purtroppo, l'esultanza dei nazionalisti che brindano al trionfo dell'indipendenza, non solo gli inglesi protagonisti principali di questo evento, ma anche olandesi, francesi e il nostro italiano Salvini che in questo momento starà certamente preparando un referendum analogo a quello inglese.
Il fonte antieuropeista non può più essere ignorato, anzi ne esce rafforzato. Sappiamo bene come esso si nutra del malcontento di gran parte della popolazione che nell'Unione europea ha sempre visto i lati negativi: l'austerity, le manovre finanziarie, i sacrifici imposti nel nome della sostenibilità di un progetto di unificazione nato, in ogni caso, con i migliori auspici.


Non dimentichiamoci che i nazionalismi in Europa hanno portato a due guerre mondiali, con milioni di morti e distruzione. L'Unione europea è il frutto di un lungo cammino intrapreso dopo aver preso coscienza dell'assurdità di queste guerre, un progetto finalizzato a raggiungere un obiettivo di libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali all'interno del suo territorio, di promozione della pace e del progresso. Per questi motivi, il 12 ottobre 2012 la UE è stata insignita del premio Nobel per la pace, in quanto "per oltre sei decenni ha contribuito all'avanzamento della pace e della riconciliazione della democrazia e dei diritti umani in Europa".
Il progetto può negli anni non aver raggiunto pienamente il suo obiettivo, ha bisogno di essere ripensato con la collaborazione di tutti. Ma abbandonarlo dimostra solo vigliaccheria, oltre ad un'assurda inconsapevolezza delle conseguenze di tale decisione.
E la vigliaccheria è ben presente nelle parole di Farage, leader del partito euroscettico Ukip: "Abbiamo vinto senza sparare un solo proiettile, combattendo sul territorio". Non dimentichiamoci che la povera deputata Jo Cox è stata uccisa da un fanatico nazionalista favorevole all'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea. Altro che vittoria senza sparare un solo proiettile!

lunedì 20 giugno 2016

Predicare e diffondere amore: un precetto applicato da tutti?

Mi riprometto sempre di non parlare più di attualità e di dedicarmi agli argomenti che mi interessano maggiormente (libri, musica, arte), ma poi accade sempre qualcosa che mi trascina nuovamente alla realtà quotidiana. Ma procediamo con ordine.
Nel precedente post, ho accennato alle mie idee in fatto di religione che vorrei chiarire meglio. Secondo la mia opinione, le persone "umane" (ovvero quelle che provano sentimenti di altruismo, generosità, solidarietà, lealtà, empatia e potrei continuare a lungo) non sono necessariamente credenti, l'assenza di fede non implica assenza di sensibilità, anzi la capacità di riconoscere il bene e di metterlo in pratica prescinde da qualsiasi fede religiosa. A sua volta, la fede in qualcosa di ultraterreno è un elemento aggiuntivo che, se vissuto in maniera autentica e non solo per il timore della "dannazione eterna", può anche essere gratificante, purché abbinato a quella sensibilità di cui parlavo prima. Una sensibilità che ci porta ad avere rispetto degli altri, senza giudicarli (come spesso ci ricorda Papa Francesco).
Si può tranquillamente affermare, quindi, che non tutte le persone credenti purtroppo sono "umane", soprattutto quando tradiscono il precetto fondamentale che una religione che possa definirsi tale generalmente tramanda, ovvero amare gli altri.
Don Pusceddu ne è un esempio eclatante. Nella sua omelia, questo "simpatico" prete cagliaritano ha detto che gli omosessuali meritano la morte, "poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa".


Queste parole piene di odio parlano da sole. Gli insulti rivolti agli omosessuali dimostrano come questo personaggio non conosca affatto il mondo di cui sta parlando, nutrendosi solo di preconcetti alterati da una fanatica esaltazione religiosa, non lontana dai rigurgiti fascisti e nazisti di cui si parla spesso.
Ma, come se non bastasse, Alberto Agus, ex candidato sindaco di Cagliari per il Popolo della famiglia (un adepto di Adinolfi per intendersi), meravigliandosi del caos mediatico causato dalle parole di Don Pusceddu, ha affermato che il prete ha solo  esercitato  il suo diritto a confessare il proprio credo religioso e il diritto alla libera manifestazione del pensiero. Chi lo accusa di augurare la morte agli altri non ha voluto cogliere la differenza tra "morte spirituale e morte fisica".
Dunque, l'esaltazione fanatica intrisa di rancore viene difesa come libertà religiosa. Tuttavia, di fronte a tutto questo odio, mi chiedo: l'amore e la misericordia che la Chiesa dovrebbe predicare sono solo belle parole? Probabilmente sì, così come sono solo belle parole i precetti di povertà e umiltà (che nell'attico di Bertone si praticano poco), per non parlare della castità.
Mi chiedo se qualcuno abbia ancora il coraggio di dire che sono gli Islamici ad odiare gli omosessuali.


martedì 14 giugno 2016

Il giorno dopo, per non dimenticare

All'indomani di ogni evento drammatico, la coscienza popolare sembra  ritornare subito alla tranquillità. Al momento della notizia, lo smarrimento e l'incertezza, poi nel pomeriggio il diffondersi di opinioni disparate e la mattina successiva la calma apparente (a parte alcune eccezioni).
Non vorrei ripetere quello che è stato detto in altri blog, ma credo assolutamente che non ci si debba abituare alle stragi, né tantomeno pensare che alcune vittime siano più degne di rimpianto di altre.
Chi è morto in quel locale non era "solo" gay, come qualche omofobo sta dicendo in queste ore, era un figlio, un fratello, aveva amici, aveva una vita che è stata spazzata via. Ieri, mi è venuta in mente questa riflessione: l'orientamento sessuale è un po' come il colore degli occhi o dei capelli, lo si può nascondere, alterare, ma fa parte della nostra natura e prima o poi  emerge chiaramente e diventa una parte integrante del nostro modo di agire. E, lo ripeto ai soliti omofobi, bisogna farsene una ragione, non è una "macchia", è una parte di noi, insieme a tutte le altre caratteristiche che ci rendono persone uniche e irripetibili.
In queste ore, stiamo insistendo nel cercare una ragione alla strage di Orlando, la religione, l'omofobia, il terrorismo. Ma l'odio non ha bisogno di questi pretesti, si diffonde come la fiamma innescata da una miccia gettata su un po' di benzina da chi predica i propri falsi moralismi e incita alla violenza, nascondendosi dietro il paravento della propria ignoranza.
Qualcuno sta facendo i nomi di chi ha le mani "insanguinate" per le proprie opinioni diffuse con violenza (inutile elencarli, sono sempre i soliti noti) per metterli "alla berlina". Io suggerirei di smetterla di farci divorare dall'odio, anche se qualcuno dovrebbe cominciare a farsi un serio esame di coscienza, sempre che ne abbia mai avuta una.
Non credo nemmeno che si debba incolpare la religione in quanto tale, commettendo l'errore di un personaggio mediocre come Trump. Perché continuare a dire che gli islamici vanno mandati via e messi al bando?
La meravigliosa Margherita Hack diceva che "non è necessario avere una religione per avere una morale. Perché se non si riesce a distinguere il bene dal male, quella che manca è la sensibilità, non la religione". Io aggiungerei che chi ha tale sensibilità è in grado di capire che la fede deve essere semplicemente un mezzo di conforto, di cui in fondo tutti abbiamo bisogno.
Chi strumentalizza la religione per ricattare le coscienze (e non parlo solo degli islamici, anzi!), sta semplicemente cercando di legittimare la propria iniquità. E coloro che vivono la fede in maniera autentica nel rispetto degli altri rischiano persecuzioni simili a quelle che si sono ripetute nel corso dei secoli. Perché, come diceva Montale, "la storia non è magistra di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve a farla più vera e più giusta. La storia non è poi la devastante ruspa che si dice".

domenica 12 giugno 2016

La terra è un solo paese, siamo onde dello stesso mare

Pochi giorni fa un mio amico ha pubblicato su Facebook questa foto scattata nel Parco Sigurtà, antico giardino nei pressi di Peschiera del Garda, le cui origini risalgono al 1400.
La foto ritrae una targa con un chiaro messaggio di fratellanza "La terra è un solo paese, siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino".

Foto di Alessandro Toldo

Dovrebbe essere davvero così, la terra dovrebbe essere un unico paese senza rigidi confini in cui vivere in pace, ma sappiamo bene che la Storia è costellata di guerre fratricide, lotte per la conquista del potere, genocidi, discriminazioni razziali. E si può certamente affermare che gli insegnamenti che la Storia ci ha tramandato non sempre sono stati ben assimilati, considerato il dilagare di nostalgici nazionalisti che mirano a minacciare l'integrazione europea faticosamente raggiunta.
Oggi la situazione dei migranti che fuggono dalla povertà e, soprattutto, dalla guerra non può lasciarci indifferenti. È abbastanza chiaro e pacifico che il problema non sia di facile soluzione e che non possa essere affrontato solo dall'Italia. Ma costruire muri, fatti soprattutto di odio, non è degno di un genere che ha ancora la pretesa di definirsi umano.
Ci sono tanti pregiudizi nei confronti degli stranieri che arrivano in Italia, pregiudizi che dovremmo incominciare a mettere da parte. Anzitutto, non tutti gli immigrati vengono qui per delinquere, come è solito pensare chi "fa di tutta un'erba un fascio". Ci sono sicuramente soggetti pericolosi o malintenzionati, ma questi individui si trovano in tutte le popolazioni, inclusa quella italiana, e spesso occupano posizioni al di là di ogni sospetto. Certamente, se iniziassimo a mandar via o a punire seriamente tutti coloro che compiono atti illeciti (stranieri e non), il Parlamento italiano rimarrebbe semivuoto.
Si dice sempre, poi, che gli stranieri vengono qui a rubarci il lavoro. In realtà, mi viene da pensare che quasi sempre finiscono per fare quei lavori che gli Italiani si rifiutano ormai di svolgere, non essendone magari all'altezza. Ricordo che l'impresa che tempo fa stava realizzando alcuni lavori a casa nostra mandò un muratore rumeno che svolse il suo operato in maniera precisa, ineccepibile, sicuramente meglio di ciò che avrebbero potuto fare i colleghi nostrani. In ogni caso, gli immigrati finiscono spesso per diventare preda degli sfruttatori e vengono utilizzati per lavori di fatica con paghe miserevoli, per non parlar di altro. Basta guardare la situazione di Rosarno.
Infine, una frase che si sente spesso pronunciare negli ultimi tempi è "aiutiamoli a casa loro". In proposito, Giuseppe Civati ha pubblicato di recente sulla sua pagina Facebook questo grafico (tratto dalla Stampa), in cui risulta abbastanza chiaro che, pur in presenza di una legge del 1990 sul controllo delle armi, che ne vieta l’esportazione in Paesi in cui è in corso un conflitto armato, ancora oggi l’Italia vende pistole e fucili in numerosi Paesi. Questa tendenza è aumentata dal 2009, per cui l’Italia ha venduto armi soprattutto in Medio Oriente e nel Nordafrica, regioni tra le più turbolente, mentre le autorizzazioni del Parlamento sono aumentate. Come giustamente sottolineato da Civati, "per la serie: «aiutiamoli a casa loro». Con le bombe. Intanto manca completamente la trasparenza, la serietà, la politica. Poi dopo ci si sorprende delle migrazioni forzate, delle tragedie umanitarie, dei campi profughi, della tensione che non si abbassa mai".
Se è vero che dal 2009 questa tendenza è aumentata con il beneplacito del Parlamento, occorrerebbe ricordare a Salvini, che continua a diffondere messaggi razzisti e xenofobi, che il suo partito faceva parte della maggioranza di Governo in quegli anni. Le morti dei profughi in mare dovrebbero cominciare a pesare sulle coscienze di chi ha favorito questo commercio.

mercoledì 8 giugno 2016

La vera indifferenza

In questi giorni, il terribile omicidio di Sara ha notevolmente scosso l'opinione pubblica che ormai si esprime quasi principalmente attraverso i social. La mia impressione, condivisa anche da altri utenti, è che le principali invettive questa volta siano state indirizzate, almeno in una prima fase, alle auto che quella maledetta sera sfrecciavano veloci, indifferenti alle richieste di aiuto della ragazza.
Io mi auguro, invece, che non si dimentichi mai, anche se sono trascorsi alcuni giorni e la coscienza popolare sembra essersi tranquilizzata, che la povera Sara è stata l'ennesima vittima di quella terrificante "cultura" della violenza e del maschilismo di coloro che credono di poter disporre degli altri come fossero oggetti.
Addossare gran parte della responsabilità ai passanti, che non si sono fermati per paura o incapacità di realizzare cosa stesse realmente accadendo, significa distogliere l'attenzione dal vero problema della inarrestabile violenza contro le donne e, più in generale, contro tutti coloro che non sono in grado di difendersi. Persone come Sara andrebbero aiutate prima di ritrovarsi sul ciglio di una strada a fuggire da un maniaco incendiario o in preda ad un compagno folle che fa bere loro soda caustica per farle abortire, come accaduto in provincia di Bologna.

Progetto Fondazione Scarpe Rosse contro la violenza sulle donne

Io credo, poi, che la vera indifferenza più che tra quei passanti, debba essere ricercata altrove, assieme ai motivi da cui questa indifferenza trae origine.
Non condivido l'affermazione secondo cui è la società che ci ha resi ciechi e indifferenti, perchè si tratta di una banalità sconcertante: siamo noi a creare la nostra società e possiamo migliorarla grazie al contributo collettivo, considerato che le istituzioni sociali non sono una mera entità esterna che ci viene imposta dall'alto. Affermare che la colpa è tutta della società significa semplicemente tentare di lavarsi la coscienza.
La vera indifferenza sta nella incapacità di ciascuno di noi di capire se le persone che ci sono vicine ogni giorno hanno realmente bisogno di aiuto. Questo non vuol dire necessariamente dar loro un po' di denaro, perchè a volte è sufficiente una parola di sostegno o di conforto. Non significa nemmeno diventare eroi - come diceva Manzoni, se uno il coraggio non ce l'ha non se lo può dare – anche se certamente acquisire quella consapevolezza che ci porta a chiamare le forze dell'ordine ogni volta che avvistiamo una situazione di pericolo potrebbe essere già un bel traguardo.
Quando il Papa ha parlato di indifferenza, molti si sono concentrati su alcune sue parole, ritenendo che stesse invitando i fedeli a non amare gli animali, mentre il suo vero obiettivo era far comprendere che spesso siamo talmente presi dalle nostre vite che ci dimentichiamo di chi ci sta vicino.
Un episodio di alcune settimane fa, cui i notiziari hanno dato solo un breve cenno, è un esempio drammatico della vera indifferenza. Un uomo è stato ritrovato in casa morto da almeno cinque anni. Nel frattempo, nessuno si era accorto di nulla, nè si era chiesto cosa fosse accaduto a quell'uomo che non si faceva vedere da anni. I vicini non hanno mai pensato di andare a bussare a quella porta per chiedere se ci fosse bisogno di aiuto. Una perdita d'acqua e il successivo intervento dei vigili del fuoco hanno rivelato quella situazione di estrema solitudine e abbandono.
Credo che questo non sia un caso isolato, chissà quanti episodi simili, seppure non così estremi, si verificano quotidianamente. Ma difficilmente potremmo saperlo con certezza, perchè questi episodi generalmente non fanno notizia, se non poche righe nei giornali locali, e non finiscono in pasto agli pseudo moralisti da salotto che dalle loro comode posizioni non fanno altro che condannare la società senza poi compiere alcuna azione concreta per cambiarla.
Questa frase di Einstein dice più di tanti discorsi.

martedì 7 giugno 2016

Cronache di viaggio: gatti, patroni, parate e treni lenti

I miei viaggi di ritorno in "terra natia" stanno diventando nuovamente sporadici. Vi è stato un periodo in cui riuscivo a percorrere la distanza Roma – Potenza (quattro ore e mezza di treno salvo ritardi) anche una o due volte al mese per il fine settimana, ma ultimamente non ne ho più molta voglia. Stavolta ho approfittato di alcuni giorni di ferie arretrati e del ponte del 2 giugno per decidermi ad affrontare la "traversata".
Putroppo, l'atmosfera del condominio non poteva assolutamente essere allegra. Un'amica malata da più di un anno ha dovuto arrendersi ad un male incurabile, terminando una sofferenza ormai non più sostenibile. A darle l'ultimo saluto c'era anche la sua gatta la cui reazione ha emozionato un pò tutti, anche nei giorni successivi. Ormai affidata ai genitori della sua padrona, che abitano nel nostro stesso palazzo, ad una certa ora del giorno miagola e gratta sulla porta di casa per chiedere di uscire e salire nell'appartamento dove abitava prima, per fare un giro e tornare giù. E qualcuno crede che gli animali siano insensibili e non avvertano la mancanza dei propri padroni!


Nel frattempo, la città è andata avanti con i preparativi della Festa del Patrono, San Gerardo, con l'evocativa Sfilata dei Turchi e bancarelle e giostre che hanno occupato ogni angolo delle strade principali. La Sfilata dei Turchi viene organizzata annualmente per ricordare non un avvenimento storico, ma un episodio "mitico" basato su di una credenza religiosa, l'invasione di Potenza da parte di un esercito turco, il quale avrebbe risalito il fiume Basento fino al capoluogo lucano. In tale occasione, i cittadini, incapaci di fronteggiare da soli tale invasione, si sarebbero rivolti al vescovo, Gerardo La Porta, che avrebbe compiuto il miracolo, invocando una schiera di angeli guerrieri e liberando la città dai nemici. L'episodio è appunto mitico, in quanto non si ritiene probabile che il fiume Basento sia stato navigabile in tempi recenti, nè è stata riscontrata storicamente un'invasione turca nel periodo di S. Gerardo la Porta. Ma la volontà di festeggiare ed evocare un miracolo prescinde dalle verità storiche.

APT Basilicata

Come ho detto prima, per la mia permanenza potentina ho approfittato del ponte del 2 giugno, ovvero la Festa della Repubblica italiana, il ricordo di un giorno di 70 anni fa in cui il popolo italiano fece la sua scelta, mettendo da parte la monarchia e la sua insulsa dinastia Savoia (che ancora oggi continua a dare fastidio), la dittatura e i suoi disastri. Quel giorno mi è venuta in mente questa riflessione, ovvero che festeggiare la nascita della Repubblica Italiana ha ancora un senso non per le parate militari e le frecce tricolori (oltretutto con le polemiche sterili sulla presenza dei marò, che magari vogliono semplicemente stare con i propri parenti senza essere considerati "eroi"), ma come presa di coscienza contro i rigurgiti nazisti che serpeggiano in tutta Europa, contro i vari Salvini che vorrebbero radere al suolo qualunque cosa si opponga allo splendore della loro Padania (e sono rinnegati persino da Donald Trump). Questo per me ha significato festeggiare la Repubblica Italiana.


Se non ricordo male, in un recente post mi ero stupito della puntualità dei treni con cui avevo viaggiato in precedenti occasioni. Ebbene, ieri, in occasione del mio ritorno a Roma, per un guasto su una linea, abbiamo percorso il tratto tra Napoli e Roma con un ritardo di tre ore, numerose deviazioni, rallentamenti continui ed un sovraccarico di passeggeri che avrebbero dovuto prendere treni regionali poi cancellati e sono stati costretti a sedersi per terra nei corridoi. Mentre arrancavo stremato sulle scale di casa a mezzanotte inoltrata, ho pensato che con questo colossale ritardo dovrei aver "guadagnato" un bonus per almeno un paio di viaggi decenti. Almeno, non ho perso completamente l'ottimismo!