venerdì 27 maggio 2016

Trattamenti disumani per “poveri” assassini

Pochi giorni fa ricorreva l'anniversario della strage di Capaci (23 maggio 1992), il terribile attentato mafioso in cui morirono il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca e tre agenti della scorta, un attentato che ci ha fatto capire ancor di più la spietatezza di criminali disposti a tutto pur di eliminare qualsiasi cosa ostacoli il loro cammino.
In coincidenza di tale anniversario, la Rai ha trasmesso una miniserie sulla vita di un altro grande protagonista della lotta alla mafia, Boris Giuliano, interpretato da Adriano Giannini, con la regia di Ricky Tognazzi. Giuliano fu a capo della squadra mobile della polizia di Palermo alla fine degli anni Settanta e fu uno dei primi investigatori ad indagare sul traffico internazionale della droga controllato dalla mafia. In collaborazione con la polizia statunitense avviò una delle prime grandi indagini contro Cosa Nostra, chiamata “Pizza Connection”.
Non sono riuscito a vedere la fiction per intero, ma solo alcune scene, tra cui quella in cui Giuliano afferma decisamente di non volersi arrendere: la mafia avrebbe potuto ucciderlo soltanto di spalle. Difatti, fu ucciso il 21 luglio del 1979 dal boss mafioso Leoluca Bagarella, che gli sparò sette colpi di pistola alle spalle.


Fortunatamente, non sempre gli omicidi rimangono impuniti. Bagarella fu, infatti, condannato all'ergastolo in regime di carcere duro per omicidio multiplo, traffico di droga, ricettazione, strage.
Ho cercato, quindi, di capire in che cosa consistesse, concretamente, il carcere duro (il cosiddetto 41-bis). Si tratta di una forma di detenzione in cui, per gravi motivi di ordine e sicurezza pubblica, sono sospese le normali regole di trattamento e gli istituti dell'ordinamento penitenziario nei confronti dei detenuti facenti parti dell'organizzazione criminale mafiosa. L'obiettivo è ostacolare le comunicazioni dei boss con le organizzazioni criminali operanti all'esterno, mediante il rafforzamento delle misure di sicurezza, alcune restrizioni nel numero e nella modalità di svolgimento dei colloqui, la limitazione della permanenza all'aperto (cosiddetta ora d'aria) e la censura della corrispondenza.
In un recente articolo pubblicato sull'Huffpost si parla proprio dell'applicazione del 41-bis subito dopo la strage di Capaci all'interno del carcere di Pianosa, descritto come un luogo di "tortura fisica e psicologica", in cui i detenuti erano costretti a soffrire pene da inferno. Si legge nell'articolo che in un incontro tenutosi presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma, alla presenza del presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick e del magistrato ed ex sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo Alfonso Sabella, si è riflettuto molto "sulla dignità delle persone, dignità che non deve essere mai violata qualunque sia il reato commesso, sul rispetto delle regole, sulle inaudite violenze e sulle inutili vessazioni che accompagnano ancora oggi il 41 bis (divieti di cucinare in cella, di avere più di tre libri, di appendere manifesti sul muro, di avere le matite colorate...)".

Isola di Pianosa

Leggendo queste frasi diversi interrogativi cominciano a frullarmi in testa. Si parla di "dignità delle persone, dignità che non deve essere mai violata qualunque sia il reato commesso". Ma di quali persone stiamo parlando? Di quelle che rapirono il piccolo Giuseppe Di Matteo (incluso Bagarella) e lo tennero prigioniero per anni, per poi strangolarlo e scioglierlo nell'acido? Loro ebbero rispetto della dignità di quel ragazzino? Davvero, il divieto di avere contatti con l'esterno per un boss mafioso in prigione è un trattamento così disumano?
Non ho potuto fare a meno di pormi queste domande anche quando la Corte di giustizia di Oslo ha accolto il ricorso di Anders Breivik, il neonazista massacratore di 77 persone, che aveva fatto causa allo Stato norvegese, denunciando "condizioni di detenzione inumane" per i cinque anni trascorsi in stretto isolamento. Un soggetto che un giorno decide di seminare la morte sparando all'impazzata contro un gruppo di ragazzi e facendo saltare in aria un palazzo, è trattato in maniera disumana se viene posto in isolamento? E il trattamento riservato alle sue vittime non è forse disumano?

14 commenti:

  1. "dignità delle persone, dignità che non deve essere mai violata qualunque sia il reato commesso" - Questa espressione mi ha letteralmente spiazzato, la trovo sconcertante, e col pensiero inevitabilmente corro verso i galantuomini che hanno sacrificato la loro vita per rendere il nostro meraviglioso Paese in pace e armonia, e alle compagne e i figli che certamente non potranno mai dimenticare. No, non sono per la pena di morte, nella maniera più assoluta, e nemmeno per la vendetta, ma gli assassini devo comunque pagare senza attenuanti di sorta, anche per dare un esempio a quelli che stanno tramando e a quelli che sono potenziali assassini. Un abbraccio affettuoso e buona giornata - Tommaso

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    1. Caro Tommaso, capisco il tuo sconcerto e lo condivido. Un trattamento più umano va certamente riservato ai carcerati in generale, la cui situazione in Italia non è certamente facile. Ma pensare di avere a cuore la dignità di chi ha ucciso senza pietà, mi trova molto perplesso

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  2. ma per fortuna che c'è il 41 bis visto che mi pare che ci i boss di mafia comunicavano tranquillamente verso l'esterno anche dal carcere. Quanto alla mafia oggi se ne parla meno ma penso esista ancora solo che è presente in forme meno appariscenti e più subdole: spesso i mafiosi di oggi hanno giacca e cravatta

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    1. Il 41-bis c'è ed è nato proprio per evitare che i mafiosi continuassero a tessere le loro trame in prigione. Lo si vuole rivedere, ma non so bene in che termini

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    2. la richiesta è un ammorbidimento del 41 bis in cambio di informazioni. Questo è l'accordo che la mafia vorrebbe fare con lo stato.

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    3. Sarebbe un accordo assurdo...ottengono informazioni e gli consentono di avere contatti con l'esterno... bah!!!

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  3. se almeno ci fosse la certezza della pena.... ciao, maresogno67

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  4. Falcone e Borsellino hanno sacrificato la propria vita Lorenzo !

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