venerdì 8 settembre 2017

Protagonisti ed emozioni di un premio letterario

"Già da tempo cominciavo a pensare ad un nostro premio che nessuno ancora avesse mai immaginato. L'idea di una giuria vasta e democratica che comprendesse tutti i nostri amici mi sembrava tornar bene per ogni verso; dava un significato espressivo anche al gruppo che avrebbe manifestato così le sue opinioni e le sue tendenze, anzi le avrebbe rivelate per mezzo di paragoni e discussioni.". (Maria Bellonci "Il premio Strega")
Era il 1947 e con queste parole la scrittrice Maria Bellonci descriveva la nascita del Premio Strega, che è ancora oggi il riconoscimento letterario più prestigioso in Italia, forte anche di una consolidata fama in Europa e nel resto del mondo.
Già da alcuni anni la dimora dei coniugi Maria e Goffredo Bellonci, in viale Liegi, era divenuta un punto di riferimento per un numeroso gruppo di intellettuali, gli "Amici della domenica", che proprio attraverso le periodiche riunioni in casa Bellonci aveva cercato di tenere vivo il discorso culturale pur nelle difficoltà e nella precarietà del periodo bellico.
Da questo sodalizio nacque l'idea di dar vita a un riconoscimento letterario che avrebbe potuto contribuire alla diffusione della narrativa italiana, un'idea che i Bellonci realizzarono con Guido Alberti, titolare della ditta produttrice del liquore "Strega", che, per spirito mecenatesco e amore per la cultura, si era unito al gruppo insieme a sua moglie Lucia. Gli "Amici della domenica" sarebbero stati, dunque, i giurati di tale premio.


Nel 1951 i Bellonci si trasferirono da Viale Liegi all'attico di via Fratelli Ruspoli, che divenne una vera e propria biblioteca, semplice ed elegante, ma dotata di numerosi scaffali, in cui Maria e Goffredo conservarono i libri di una vita. Le ampie terrazze fiorite dell'attico erano, poi, l'ideale per accogliere gli amici intervenuti in occasione del premio.
Nel corso degli anni la cerimonia di premiazione ha sancito il riconoscimento di numerosi capolavori di grandi autori, a iniziare da Ennio Flaiano con "Tempo di uccidere", per proseguire con Cesare Pavese ("La bella estate"), Alberto Moravia ("I racconti"), Mario Soldati ("Lettere da Capri"), Giorgio Bassani ("Cinque storie ferraresi"), Elsa Morante ("L'isola di Arturo"), Giuseppe Tomasi di Lampedusa ("Il Gattopardo"), solo per citarne alcuni.
La stessa Maria Bellonci fu premiata nel 1986 con "Rinascimento Privato", l'esito conclusivo della sua opera che coniugava storia e narrativa. Con tale opera la scrittrice si addentra nella vicenda di Isabella d'Este presentandocela mentre, anziana e ormai priva di responsabilità dirette di governo, rievoca la propria esistenza sul filo della memoria nella stanza degli orologi, emblema che anticipa i simboli barocchi e costituisce l'elemento cardine del romanzo.
Maria Bellonci muore il 13 maggio 1986 alla vigilia del quarantesimo premio Strega, a cui aveva accettato di concorrere pur consapevole della sua salute precaria, incoraggiata dall'appoggio di Giovanni Macchia, oltre che di Geno Pampaloni che considerava tale romanzo un autentico capolavoro. Il premio le venne poi assegnato, anche se simbolicamente, con una larghissima maggioranza di voti.


Il Premio Strega è legato anche a un'altra fondamentale figura femminile, Lucia Alberti, moglie di Guido, esperta di astrologia e donna estremamente sensibile e colta, deceduta nel 1995. Ho avuto modo di conoscerla e apprezzarla tramite il suo ultimo libro incompiuto "Piccolo galateo di pensieri e sentimenti" (Piemme Editore), una garbata conversazione su svariati temi (tradimento, amore, amicizia, educazione, politica), corredata delle testimonianze di chi l'ha conosciuta e la ricorda come presenza sensibile e discreta alle cerimonie di Villa Giulia, tra gli "Amici della domenica". Questa sua discrezione la indusse a non far mai "pesare" la sua azione nei salotti romani e nel premio Strega, pur esprimendo il suo parere con sincerità: poteva innamorarsi del libro di un oscuro romanziere e lodarlo pubblicamente, così come poteva criticare apertamente uno scrittore assai noto che avesse pubblicato un racconto non bello.
Come da tradizione, il primo giovedì del mese di luglio, nel ninfeo di Villa Giulia a Roma, viene effettuata, con votazione finale degli Amici della domenica, la votazione definitiva che proclama l'opera vincitrice. Quest'anno ha vinto Paolo Cognetti con le "Otto montagne", che, insieme ad altri due finalisti (Teresa Ciabatti con "La più amata" e Matteo Nucci con "È giusto obbedire alla notte") avrà un post dedicato all'interno di questo blog.

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