domenica 17 luglio 2016

Jules Bianchi, un anno dopo

Ci sono post che vengono scritti d'impulso, a seconda delle emozioni del momento e altri che, invece, vengono meditati per un po' di tempo per poi vedere finalmente la luce, pur nascendo anche essi da emozioni importanti. Questo post appartiene alla seconda categoria e non poteva vedere la luce, se non oggi.
Esattamente un anno fa Jules Bianchi se ne andava, dopo aver lottato per alcuni mesi per cercare di sopravvivere ad un incidente automobilistico che gli aveva procurato danni cerebrali talmente gravi da farlo precipitare in un coma profondo.


Ricordo bene quel giorno, il 5 ottobre 2014. Ero a casa e stavo ascoltando la radio, mentre facevo un po' di pulizie, quando all'improvviso fu dato il drammatico annuncio: nel corso del Gran Premio del Giappone un pilota venticinquenne, di nome Jules Bianchi, era uscito di pista con la sua auto andando a sbattere contro una gru mobile intenta a rimuovere la Sauber di Adrian Sutil, uscito di pista il giro precedente (una gru che non doveva assolutamente trovarsi in quella posizione).
Trasportato immediatamente in ospedale, fin da subito le sue condizioni erano apparse gravissime, per cui venne operato per ridurre l'ematoma al cervello.
In quei momenti avvertii un forte senso di angoscia, una sensazione da cui non riuscii a liberarmi per diverse settimane. Un ragazzo sempre sorridente, bello, gentile, che aveva tutta la vita davanti e tanti sogni da realizzare, una vita che rischiava di essere distrutta per colpa di una gara sportiva e per la fatale disattenzione degli organizzatori.
Cercai su Internet alcune notizie su di lui: Jules era nato a Nizza, ma aveva origini italiane, suo nonno, Lucien Bianchi, era morto nel 1969 durante le prove al Circuito di Le Mans (ironia del destino). Aveva dimostrato un grande talento nell'automobilismo, al punto che la Ferrari lo avrebbe voluto nella sua scuderia.
Le settimane successive passarono tra bollettini medici poco rassicuranti, che parlavano di un danno assionale diffuso (che lasciava presagire conseguenze terribili), dimostrazioni di affetto dei tifosi sui social, polemiche contro la direzione di gara, colpevole di non aver sospeso la corsa nonostante il temporale che aveva ridotto notevolmente la visibilità. La FIA, dopo un'inchiesta, assolse i direttori, come se la colpa fosse solo di Jules che aveva accelerato troppo e non era riuscito a frenare in tempo. Ma in questi casi, i responsabili fanno presto a lavarsi la coscienza e a scaricare sugli altri le colpe.


Affezionarsi ad una persona mai conosciuta dal vivo può sembrare strano, ma in fondo capita molto più spesso di quanto crediamo. L'empatia, come hanno dimostrato i tanti tifosi che hanno sostenuto la famiglia Bianchi in quei terribili mesi, è un dono non così raro.
In quelle settimane, iniziai a leggere diversi articoli sui vari danni cerebrali e sui loro effetti, ripensando a ciò che era capitato ad alcuni miei conoscenti e al modo con cui si erano ripresi da questi danni, e mi chiedevo cosa sarebbe capitato a Jules: sarebbe morto o avrebbe vissuto come un vegetale o si sarebbe ripreso pur rimanendo paralizzato e con altri gravi danni permanenti? I bollettini medici e le parole dei genitori di certo non lasciavano presagire una guarigione completa, soprattutto perché i mesi passavano e il ragazzo rimaneva in coma.
Come per tutti i fatti drammatici, anche per questo incidente, col trascorrere del tempo, i giornalisti cominciarono a provare disinteresse. Triste da pensare, ma alla fine il loro lavoro è occuparsi di notizie sempre fresche.
Il silenzio venne interrotto un sabato mattina, il 17 luglio 2015. Jules, dopo nove mesi, aveva smesso di lottare ed era morto. In fondo, pensai che l'alternativa, ormai, era non vivere continuando a rimanere in coma vegetativo.
Ho letto poco tempo fa che i genitori di Jules vorrebbero far causa alla FIA, ma questo non riporterà indietro il loro ragazzo, anche se forse avranno giustizia. È bello, invece, sapere che oggi la Ferrari lo ha ricordato insieme ai tifosi e che forse da un errore così assurdo, che ha portato alla tragica morte di un ragazzo di soli venticinque anni, si possa imparare qualcosa.
Ciao Jules, ovunque tu sia!

28 commenti:

  1. Ciao Lorenzo,un anno fa avevo visto in diretta l'incidente di Bianchi,seppi poi che era in ospedale in condizioni gravi,e siccome ho anche io un figlio pregai per Jules perchè si ristabilisse.Qualche mese fa giunse la triste notizia che era morto,mi vennero le lacrime agli occhi,pensando ai suoi familiari che stavano soffrendo per la sua morte.Ciao Jules.Buon inizio di settimana. :-) Dolce

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    1. Ciao Dolce, anche io speravo tanto che guarisse, anche se dopo tutti quei mesi, ho capito che ormai non c'era più nulla da fare. Un buon inizio di settimana a te!

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  2. E tra l'altro era anche un bel ragazzo. Strano il destino e le storie che s'incrociano in questo periodo con Nizza. Mi ricordo di Bianchi e forse il suo caso non ha avuto il giusto peso perchè se lo avesse avuto forse l'accelerata la FIA l'avrebbe data alle misure di sicurezza per i piloti.

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    1. Si sembrava un attore! Non so, ieri leggevo articoli sul problema della sicurezza, su quanto si è imparato dal caso Bianchi... speriamo solo che un caso simile non accada più

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    2. beh ma spesso le innovazioni della formula uno vengono sfruttate poi per le auto di tutti i giorni. Certo, c'è da augurarsi che quella morte non sia stata vana, altrimenti lo avranno ammazzato due volte.

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  3. Non è questione che era un bravo ragazzo !

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    1. La questione è che un ragazzo (certamente dolce e gentile, come possono essercene tanti), ha perso la propria vita per la disattenzione altrui. E tutti se ne sono lavati le mani. Che poi era un bravo ragazzo è un discorso a parte

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  5. Ciao Lorenzo, perdere la vita cosi giovane, fa veramente piangere il cuore, oltretutto era anche un bel ragazzo, quanti giovani perdono la vita per incidenti stradali. Una pregheria per lui, per tutte le vittime dei treni di Bari e le vittime dell'attentato a Nizza. .

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    1. Vero Carla, troppi giovani perdono la vita per tanti motivi. Ciao!

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  6. Non se ne è parlato più di tanto in effetti...purtroppo quel mestiere è davvero ad alto rischio...e loro lo sanno quando scendono in pista...ne sono morti tanti...nel tempo...davvero un bellissimo pilota...la sicurezza a volte sembra davvero l'ultima cosa a cui pensano in quegli eventi...che stranezza...

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    1. Ciao Elek, si il mestiere è ad alto rischio, per questo gli organizzatori devono far in modo di ridurlo quanto più possibile... ma nel caso di Jules c'è stata tanta superficialità.

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  7. di queste brutte notizie quello che mi lascia sempre un amaro in bocca è che dopo i primi tempi di sgomento poi non se ne parla più e ci si dimentica del dolore dei parenti o di queste morti premature. Per fortuna poi che ci sono persone come te che nel tempo ricordano queste situazioni

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    1. Grazie Ale! Si è una storia che mi ha colpito, difficile da dimenticare.

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  8. Da Niki Lauda in poi la Formula 1 è costellata di gravissimi incidenti: Senna, Schumacher e solo per citare quelli più famosi.. cosi come altri sport che non ti immagini come il ciclismo piange le sue vittime.. Quello che c'è da sperare è che anche nello sport si pensi più alla sicurezza soprattutto a livello agonistico sacrificando un po di quel sano guadagno che gira attorno a questi eventi!!
    Ti abbraccio Lori!! Debora

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    1. La sicurezza dovrebbe essere l'obiettivo principale in tutti gli sport. Purtroppo, ci pensa sempre dopo una tragedia (vedi i defibrillatori nei campi di calcio dopo la morte di quel ragazzo). Un abbraccio a te Debora

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  9. Ciao Lorenzo,oggi è il tuo onomastico,tanti auguri.Buona giornata. :-))) Dolce

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  10. E Già se ne sono lavati le mani Lorenzo !

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  11. E Già se ne sono fregati le mani Lorenzo !

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  12. Un Post Lorenzo di Una Grande Sensibilità !

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