domenica 8 ottobre 2017

La principessa e il calzolaio

"C'era una volta in un regno non molto lontano", è questa la frase con cui ogni classica fiaba che si rispetti ha inizio. E la fiaba scritta da Emanuela Contran dal titolo "Il re calzolaio" non è da meno, anche se nel prosieguo si discosta un po' dal classico racconto fiabesco.
La sua protagonista è una bella e giovane principessa che sembra davvero possedere tutto, al punto che non desidera più nemmeno uscire dalla sua stanza. Eppure, non sembra davvero così soddisfatta di tutto ciò che ha, avvolta com'è da un velo di malinconia e apatia.
Il re, suo padre, vuol provare a farla uscire da tale apatia cercando un compagno che sia alla sua altezza. Egli sembra molto sicuro di sé, convinto di sapere davvero ciò che la figlia realmente desidera e quale uomo sia veramente alla sua altezza. E ovviamente la strada che i pretendenti dovranno percorrere per arrivare a chiedere la sua mano sarà diversa a seconda del ceto di appartenenza e della ricchezza posseduta: una strada diritta e agevole per i principi, tortuosa e irta di ostacoli per i giovani incoscienti popolani.


A quel punto il vero eroe della fiaba si materializza. A prima vista non sembra avere le caratteristiche del classico eroe, se lo si guarda con i soliti schemi mentali: non il maestoso e aitante principe in groppa ad un cavallo bianco, ma un giovane calzolaio dinoccolato che sembra inciampare a ogni passo. Eppure la sua forza d'animo, che solo apparentemente e simbolicamente sembra provenire dalle "magiche" calzature che sostituiscono le gambe perse anni prima, gli è di grande aiuto nel superare ogni ostacolo, arrivando a infondere persino fiducia nei "mostri" che gli si parano di fronte. Fino a conquistare il cuore della principessa, che, quindi, comprenderà i suoi errori e vorrà sentire, finalmente, il mondo a modo suo, libera da condizionamenti.
Quella di Emanuela Contran è, dunque, una bella fiaba contro i pregiudizi e la paura della diversità, che si può sconfiggere solo avendo fiducia in se stessi e nelle proprie capacità. Perché, come dice il calzolaio, "E poi a noi che importa di come la gente ci vede? Noi siamo qui e abbiamo una vita da vivere, da godere. Una vita bella, che vale la pena di essere vissuta al meglio".

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