Continuano
le mie recensioni su alcuni dei dodici libri candidati al Premio
Strega 2018. (Nei precedenti post un quadro generale dei dodici
autori candidati e la recensione del romanzo di Marco Balzano).
***
«Londra
appariva un'altra, senza la durezza del giorno, e per la prima volta
lui si sentì libero. Dal dolore e dai ricordi, ma anche dalla vita
che aveva condotto fino a quel momento, compressa come una cella di
prigione, fatta di Marie e di Carminucce e di preti come padre Luigi,
che imponevano l'ora del ritiro. E forse per quella luce strana,
forse per quei suoni di chitarra, sentì all'improvviso forte e
dolorosa la voglia di riprendersi il mondo».
Il
desiderio di riprendere in mano la propria vita, la voglia di
liberarsi dall'opprimente peso dei ricordi che continuano a
tormentare o di allontanarsi dai condizionamenti familiari per
ritrovare la propria identità, con Londra a rappresentare una meta
ideale, un punto di netta separazione dalla precedente vita, pur se
con un percorso interiore complesso e non privo di ostacoli. Sono
questi i temi che costituiscono il nucleo essenziale de "Il
figlio prediletto" (Neri Pozza), romanzo di Angela Nanetti
candidato al Premio Strega 2018.
Tutto
ha inizio in una terribile e spietata notte di inizio giugno del
1970, in cui Nunzio e Antonio, promettenti calciatori e compagni di
squadra in un piccolo paese della Calabria, vorrebbero semplicemente
vivere il loro amore, quella passione scoppiata all'improvviso alcuni
mesi prima e che i due ragazzi non avevano potuto fare a meno di
assecondare. Una passione vissuta di nascosto, tra segreti e gioie,
"ansia non detta e futuro cancellato", perché nei loro
ambienti nessuno avrebbe potuto capire e molti avrebbero condannato.
Ma la condanna, tremenda e ineluttabile, arriva comunque dalla
famiglia di Nunzio, i Lo Cascio, una famiglia appartenente alla
'ndrina, alla malavita locale, che non esita a mandare propri uomini
a uccidere Antonio, lasciandolo cadavere di fronte a Nunzio. Il
ragazzo, sconvolto e incredulo, non può far altro che vegliare il
suo amato fino all'alba, ovvero fino a quando suo fratello Santino
non arriva a prenderlo e solo in quel momento tutto appare chiaro.
Questo
episodio costituisce il prologo di un romanzo particolare, che si
compone di due storie distinte, collocate su piani temporali diversi,
storie che all'inizio si svolgono parallelamente, ma che finiscono a
un certo punto per intrecciarsi. Ma il dolore e il desiderio di
ribellione e rivalsa dei due protagonisti, Nunzio e Annina, hanno la
stessa origine, quella famiglia spietata che non ammette che
qualcuno possa infrangere le proprie regole.
La
storia di Nunzio viene narrata in terza persona, con uno stile che
fonde precisione e poeticità, volto a far emergere quella malinconia
di fondo di un giovane che a venti anni si sente già sconfitto e
avverte la pesantezza di un dolore che si porta dietro e finisce
quasi per schiacciarlo: «Il vecchio sembrava aver capito che il
mondo gli aveva mostrato all'improvviso la faccia più feroce, quella
di un padre e due fratelli che gli avevano spezzato le ossa a una a
una. E niente dentro di lui teneva più: non la fiducia negli uomini,
non la speranza di futuro, nemmeno la sua identità. Di Nunzio Lo
Cascio era rimasto solo un mucchio di carne dolorante, che chiedeva
di non avere ricordi né pensieri. Dormire, solo questo voleva».
Nunzio
dopo quella terribile notte è costretto a partire per Londra. I suoi
familiari lo hanno mandato via, lontano dal suo paese, forse per
punizione o per evitare qualsiasi indiscrezione sulla sua
omosessualità, una macchia per il loro onore. E Nunzio di tale
allontanamento in fondo appare contento: come avrebbe potuto vivere
con il padre e i fratelli dopo ciò che gli hanno fatto, con l'orrore
della morte di Antonio sempre davanti agli occhi?
Le
tappe che caratterizzano il percorso interiore di Nunzio coincidono
con la comparsa di alcuni personaggi che diventano per lui
fondamentali. Sullo sfondo, la Gran Bretagna in un periodo di crisi
economica, di elevata disoccupazione e di numerosi scioperi, scanditi
dalle rivendicazioni sindacali, periodo che culmina nell'elezione di
Margaret Thatcher a primo ministro del Regno Unito nel 1979.
In
quegli anni Nunzio, fallita ogni possibilità di intraprendere
l'attività calcistica per un infortunio, conosce dapprima Thomas,
figlio di un lord che rinnega le sue origini e si dedica con ardore
alla lotta comunista. E con lui stringe un rapporto di amicizia
intenso e sincero che gli consente finalmente di risollevarsi e
ritrovare la tranquillità e la voglia di vivere, oltre che
appassionarsi alle tematiche sociali.
In
seguito, si ritroverà alle prese con un altro stravagante
personaggio, che si rivelerà comunque molto importante per lui, un
artista poliedrico, fotografo, pittore e musicista da tutti
soprannominato 'Funny Jack': «un uomo di età indefinibile, tra i
quaranta e i cinquanta, di un biondo rossiccio, anche sul petto
villoso che esibiva dalla camicia bianca sbottonata, lo stomaco del
bevitore e un vistoso orecchino al lobo sinistro che gli dava un'aria
piratesca». Un mentore che non esiterà ad aiutare Nunzio nel
momento del bisogno, facendogli scoprire il mondo della fotografia.
Nel
cuore e nella mente di Nunzio Antonio è sempre presente, un ricordo
misto all'orrore e anche a un certo rimorso, sensazioni che il
giovane cerca man mano di far colar via dal suo corpo. La piena
accettazione della propria omosessualità e le passioni appena
scoperte sono per lui una forma di riscatto da quel tremendo passato
che si porta dietro.
Nel
frattempo prende avvio anche la storia di Annina, narrata in prima
persona con un linguaggio più immediato e denso di espressioni
dialettali. Nipote di Nunzio in quanto figlia di suo fratello
Santino, nella sua innocenza di bambina non può comprendere l'orrore
che la circonda, ma crescendo dovrà toccare con mano la "tranquilla
ferocia" di cui suo padre può essere capace. Nunzio non lo ho
mai conosciuto, è andato via quando ancora non era nata, ma il suo
nome risuona spesso nelle parole di sua nonna Carmela, madre di
Nunzio e Santino.
La
vita di Annina, scandita dalle imposizioni familiari, con un padre
che cerca di controllarne ogni mossa e una nonna che condanna ogni
sua velleità artistica, viene scossa da un inevitabile moto di
ribellione, una fuga a Londra per inseguire il sogno di diventare
attrice di teatro, un percorso che sarà segnato dalla presenza di
altri uomini che cercheranno di sfruttarla e di imporre la propria
volontà. Le storie di Annina e Nunzio, pur se in modo particolare,
si intrecceranno nel momento in cui Annina si metterà alla ricerca
delle tracce di suo zio e di coloro che lo hanno conosciuto.
Come
ho accennato sopra, entrambi i protagonisti sono alla ricerca di un
riscatto rispetto alla loro precedente esistenza per allontanarsi dai
condizionamenti familiari, pur seguendo un percorso completamente
diverso. Nunzio in qualche modo subisce l'allontanamento dal suo
paese, ma coglie tale occasione per rinascere e buttar via l'orrore
che si porta dietro, grazie anche agli amici che incontra lungo il
sentiero. E il destino che appariva così avverso in alcuni momenti
sembra volerlo aiutare, cercando di portare la sua felicità a un
apice oltre il quale non può esserci più nulla. Annina, invece, ha
bisogno di uno strappo, di un gesto di ribellione per avviarsi verso
quel riscatto, che sembra finalmente concretizzarsi solo quando
deciderà di capire meglio chi era suo zio Nunzio. Forse anche con
lei il destino avverso a un certo punto sembra voler essere benevolo.
"Il
figlio prediletto" è un romanzo denso di malinconia e di
speranza, con personaggi ben caratterizzati, in bilico tra lo
scoraggiamento e il desiderio di rivincita, tra cadute e rincorse,
accompagnato da una narrazione non sempre lineare, fatta di
anticipazioni, strappi, immagini forti, visioni sconsolate o
luminose, in cui appare chiaro che la ferocia dei prepotenti non
sempre riesce a piegare l'animo di chi ha realmente voglia di vivere.
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