Doris Lessing può certamente essere considerata una delle più
grandi scrittrici contemporanee nell'ambito del panorama letterario
internazionale. Nata in Iran (allora Persia) nel 1919, si trasferì
ben presto in Zimbabwe dove trascorse gran parte della sua giovinezza
per poi stabilirsi nel 1950 a Londra, dove morì nel 2013. Scrisse
numerosi romanzi e racconti mostrando una notevole ricchezza di temi
e di stile e affrontando argomenti divenuti poi centrali nel
dibattito pubblico: il rapporto della donna con la società, la
famiglia e la politica; le condizioni sociali degli africani nelle
colonie e le ingiustizie del sistema politico.
Nel 2007 le fu conferito il Premio Nobel per la letteratura con
questa motivazione: "Cantrice dell'esperienza femminile, che
con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame
una civiltà divisa".
Ricordo ancora un programma televisivo di alcuni anni fa in cui lo
scrittore Aldo Busi parlò con passione di Doris Lessing, instillando
in me il desiderio di avvicinarmi a questa scrittrice e avventurarmi
nel suo ricco mondo letterario. Tuttavia, solo di recente ho iniziato
tale percorso di lettura con una raccolta di tre racconti: "Le
nonne"; "Victoria e gli Staveney"; "Il
figlio dell'amore".
In questi racconti Doris Lessing conferma le sue doti di acuta
indagatrice della realtà sociale nei suoi aspetti più controversi
(l'amore quasi al limite dell'incesto o dell'ossessione, il razzismo,
la guerra), abile nel costruire con incisività i suoi personaggi e
nell'esaltarne sapientemente la personalità, analizzandone a fondo
sentimenti, sogni, obiettivi, delusioni e frustrazioni.
I tre racconti, nella traduzione di Monica Pareschi, Elena Dal Pra e
Francesco Francis, si presentano con uno stile particolare, una
narrazione avvolgente e scorrevole, che segue le vicende dei
protagonisti con un ritmo quasi serrato e un incalzare di domande non
prive di una certa ironia con cui la Lessing, sembra interrogarsi sui
destini delle sue creature: "Toccava a lei parlare. Ma era
proprio obbligata?"; "Ma non stava diventando troppo grande
per sentirsi dire che era una brava bambina? Aveva quasi 14 anni.".
Il linguaggio sobrio, frasi brevi e concise, descrizioni attente, ma
che non indulgono eccessivamente nei dettagli, sono gli altri
elementi che si possono dedurre da una seppur parziale analisi
stilistica.
I racconti presentano alcuni elementi comuni: un incontro, che in
qualche modo sembra incidere profondamente sul destino dei
protagonisti, e la rinuncia, con la necessità, a un certo punto
della vicenda, di interrompere un legame affettivo, cui non sempre
segue la rassegnazione da parte delle persone coinvolte.
In “Le nonne”, l'incontro che segna la vita di tutti i
personaggi avviene tra Roz e Lil, due bambine che "cominciarono
la scuola lo stesso giorno, la stessa ora, si presero le misure a
vicenda e diventarono amiche del cuore". Le due amiche sono
talmente inseparabili e affiatate che il loro rapporto diviene quasi
simbiotico anche dopo i rispettivi matrimoni, le nascite dei figli e
delle nipoti. Infatti, l’atmosfera apparentemente briosa con cui si
apre il racconto ci mostra l’arrivo di una vera e propria famiglia
allargata composta da Roz e Lil, dai rispettivi figli Tom e Ian e
dalle loro bambine. Un'atmosfera che sembra essere incrinata
dall’arrivo della moglie di Tom, Mary che mostra di aver scoperto
uno sconvolgente segreto.
E così la storia di Roz e Lil viene svelata nel dettaglio. Il loro
stretto rapporto diviene la causa della fine del matrimonio di Roz
(Lil nel frattempo è rimasta vedova) e si evolve fino a diventare
quasi una barriera da cui escludere ogni elemento estraneo, al punto
che le due donne finiscono per innamorarsi l’una del figlio
dell’altra. Queste relazioni si protraggono per anni, pur nella
consapevolezza da parte di Roz e Lil che c’è qualcosa di sbagliato
in ciò che stanno facendo, mentre Tom e Ian sono completamente persi
nel loro amore.
A un certo punto la barriera che circonda le vite dei quattro
protagonisti viene incrinata dall'arrivo di Hannah e Mary che si
innamorano di Ian e Tom. Dunque, le relazioni, anche se con dolore,
devono essere troncate. Così reagisce Lil: “A queste parole lei
cominciò a ridere, una risata fiacca, difensiva. Stava pensando agli
anni passati con Tom, a guardarlo trasformarsi da un ragazzo
bellissimo in un uomo, a vedere gli anni che lo reclamavano, sapendo
che doveva finire, era lei che avrebbe dovuto finirla … lei e anche
Roz … ma era così difficile”. Una decisione difficile che i
due ragazzi accettano con un diverso atteggiamento, Tom con
rassegnazione e Ian con rabbia.
Sono relazioni che si vorrebbe seppellire, lasciare nel passato.
Eppure, Mary, che poco tollera il ruolo predominante che le due donne
hanno nella vita di Tom e Ian, scopre il segreto tenuto nascosto per
anni e la sua reazione è di rabbia.
Nel secondo racconto, "Victoria e gli Staveney" si
narra la storia di Victoria, una ragazza di colore senza genitori,
che vive con una zia malata. L'incontro che incide profondamente
sulla sua vita avviene nel momento in cui si imbatte in una famiglia
benestante, gli Staveney, che accolgono Victoria un giorno in cui la
zia è in ospedale. La piccola rimane turbata dalla vastità degli
ambienti della casa in cui si trova, oltre che dall'estrema
gentilezza del figlio maggiore, Edward, che più che da veri
sentimenti di empatia, sembra essere spinto dall'amore per le buone
cause e da un atteggiamento molto “politicamente corretto”.
Victoria cresce avendo sempre in mente il nostalgico ricordo di
Edward e della sua casa, in un certo senso idealizzati nella sua
fantasia. Nel frattempo deve affrontare le vicissitudini della sua
vita, cercando di darsi da fare per sfuggire all'ombra che sembra
gravare sulla sua testa, almeno secondo la comune opinione sulle
ragazze di colore a quell'epoca: "Ma non voleva risvegliare
in Victoria il sangue cattivo che di sicuro le scorreva nelle vene,
tanto il diavolo se ne sta comunque lì appostato in attesa di
intrappolare le donne, sotto sorrisi e lusinghe".
E le lusinghe arrivano da Thomas, secondogenito degli Staveney, con
cui Victoria ha una figlia, nascondendogli, però, la gravidanza.
Victoria è un personaggio certamente positivo, dotato di buoni
sentimenti e grande forza di volontà, descritto come "una
giovane donna cauta ed educata, che camminava come avesse paura di
occupare troppo spazio". E lei stessa comprende come questa
sua cautela l'abbia resa inerme e succube del suo destino. I problemi
economici, il matrimonio con il buon Sam – raro esempio di padre
che cerca di essere presente nella vita dei suoi figli, ma che muore
dopo averle dato un altro figlio - la inducono a incontrare gli
Staveney e a rivelare loro che la sua bambina è figlia di Thomas:
“Victoria aveva la sensazione di essere stata una creatura
inerme, sballottata da una parte all’altra dai colpi di fortuna,
senza rendersi conto di cosa stava succedendo o perché. Ma adesso
non era inerme, e finalmente era presente a se stessa. Cosa voleva?
Solo che gli Staveney sapessero di Mary; e poi … be’ poi si
sarebbe visto”. E il momento della rinuncia arriva anche per
Victoria, quando si trova a comprendere che il vero bene di sua
figlia Mary è quello di rimanere con gli Staveney lontano da lei.
L’ultimo e più complesso racconto si intitola “Il figlio
dell’amore”. È la storia di James, ragazzo sensibile e
romantico, la cui vita viene profondamente segnata da due incontri,
oltre che dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, che fa da
tremendo scenario a questa storia.
Il primo incontro avviene con il coetaneo Donald, ragazzo affabile,
sveglio e pronto a combattere contro ogni idea sbagliata, forse più
desideroso di circondarsi di adepti che incline all'amicizia con
James. Tuttavia, Donald gli apre nuove prospettive di pensiero
facendolo uscire dall’austerità e dalla ristretta mentalità della
sua famiglia. James inizia così ad appassionarsi alla letteratura,
soprattutto alla poesia e a incontrare personalità brillanti: “James
pensò: "È andata avanti così per tutta la mia infanzia e non
me ne ero mai accorto". E così adesso era anche il dolore che
provava per entrambi ad allontanarlo da casa, tanto quanto la
seduzione di quel mondo nuovo, tutto politica e letteratura.
Donald gli prestava dei libri, che lui leggeva
come se la letteratura fosse nutrimento e lui stesse morendo di fame.
I libri erano impilati sul tavolo dell'ingresso. Ne portava uno nella
sua stanza per leggerlo, poi lo rimetteva al suo posto e ne sceglieva
un altro.”.
L’arrivo della guerra catapulta i due giovani in ambienti ben
lontani dalle loro passioni letterarie e dai loro convegni. La vita
militare si mostra in tutta la sua spietatezza, contornata da
molteplici contraddizioni: duri allenamenti, lunghe esercitazioni,
uno stremante viaggio in mare per condurre in India migliaia di
giovani pronti a entrare in azione, con lunghe e frustranti attese
che sembrano mostrare tutta l’inutilità del loro lavoro di
addestramento.
Durante il viaggio, in occasione della sosta a Cape Town in
Sudafrica, per James avviene un secondo importante incontro, questa
volta con Daphne, una giovane donna che assieme agli altri abitanti
della città sta organizzando quanto necessario per accogliere i
militari sbarcati e stremati dal lungo tragitto percorso a bordo di
una nave instabile, con poca acqua a disposizione.
James è assai malridotto, ma nel momento in cui incontra Daphne ha
come una visione, se ne innamora perdutamente, non riuscendo più a
distogliere la mente da lei.
Daphne mostra, fin dalla prima scena in cui compare, una certa
frustrazione, desiderando profondamente un figlio, un desiderio che
non può essere soddisfatto almeno finché suo marito Joe non
rientrerà dalla guerra. È, comunque, una donna decisa e determinata
che, una volta arrivata a Cape Town, ha messo da parte la sua aria da
timida inglesina divenendo una perfetta padrona di casa. Inizialmente
restia, la donna si lascia andare alla passione con James. La
sensazione che prova, tuttavia, è quella di vivere in un'altra
realtà, un sogno o forse un incubo, consapevole che James dovrà
risalire su quella nave e lei dovrà tornare da suo marito, nel mondo
reale.
James mostra tutto il suo romanticismo idealizzato (la Lessing
descrive con una certa ironia le lettere d'amore da lui scritte), un
sogno d'amore che, una volta ripartito, diviene una vera ossessione,
soprattutto quando avrà fondati motivi per ritenere che lei sia
rimasta incinta. Nel corso degli anni cercherà in tutti i modi di
rimettersi in contatto con Daphne e di rivedere suo figlio anche dopo
essersi sposato con Helen con cui conduce una vita esemplare.
Tuttavia, i suoi tentativi non avranno alcun esito.
I tre racconti di Doris Lessing sono, dunque, tre storie molto
coinvolgenti, percorse da una frustrazione e da un’amarezza di
fondo, con personaggi che si muovono sulla scena cercando di far
emergere la propria determinazione, tentando di non essere inermi, ma
di combattere per i propri sogni, sentimenti, affetti, per, poi,
doversi arrendere di fronte all’ineluttabile evolversi delle
vicende umane, a un destino che nega a certi desideri la possibilità
di compiersi.
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