"C'era una volta in un regno non molto lontano", è
questa la frase con cui ogni classica fiaba che si rispetti ha
inizio. E la fiaba scritta da Emanuela Contran dal titolo "Il
re calzolaio" non è da meno, anche se nel prosieguo si
discosta un po' dal classico racconto fiabesco.
La sua protagonista è una bella e giovane principessa che sembra
davvero possedere tutto, al punto che non desidera più nemmeno
uscire dalla sua stanza. Eppure, non sembra davvero così soddisfatta
di tutto ciò che ha, avvolta com'è da un velo di malinconia e
apatia.
Il re, suo padre, vuol provare a farla uscire da tale apatia cercando
un compagno che sia alla sua altezza. Egli sembra molto sicuro di sé,
convinto di sapere davvero ciò che la figlia realmente desidera e
quale uomo sia veramente alla sua altezza. E ovviamente la strada che
i pretendenti dovranno percorrere per arrivare a chiedere la sua mano
sarà diversa a seconda del ceto di appartenenza e della ricchezza
posseduta: una strada diritta e agevole per i principi, tortuosa e
irta di ostacoli per i giovani incoscienti popolani.
A quel punto il vero eroe della fiaba si materializza. A prima vista
non sembra avere le caratteristiche del classico eroe, se lo si
guarda con i soliti schemi mentali: non il maestoso e aitante
principe in groppa ad un cavallo bianco, ma un giovane calzolaio
dinoccolato che sembra inciampare a ogni passo. Eppure la sua forza
d'animo, che solo apparentemente e simbolicamente sembra provenire
dalle "magiche" calzature che sostituiscono le gambe perse
anni prima, gli è di grande aiuto nel superare ogni ostacolo,
arrivando a infondere persino fiducia nei "mostri" che gli
si parano di fronte. Fino a conquistare il cuore della principessa,
che, quindi, comprenderà i suoi errori e vorrà sentire, finalmente,
il mondo a modo suo, libera da condizionamenti.
Quella di Emanuela Contran è, dunque, una bella fiaba contro i
pregiudizi e la paura della diversità, che si può sconfiggere solo
avendo fiducia in se stessi e nelle proprie capacità. Perché, come
dice il calzolaio, "E poi a noi che importa di come la gente
ci vede? Noi siamo qui e abbiamo una vita da vivere, da godere. Una
vita bella, che vale la pena di essere vissuta al meglio".
Nessun commento:
Posta un commento