Ci sono post che vengono scritti d'impulso, a seconda delle emozioni
del momento e altri che, invece, vengono meditati per un po' di tempo
per poi vedere finalmente la luce, pur nascendo anche essi da
emozioni importanti. Questo post appartiene alla seconda categoria e non poteva vedere la luce, se non oggi.
Esattamente un anno fa Jules Bianchi se ne andava, dopo aver lottato
per alcuni mesi per cercare di sopravvivere ad un incidente
automobilistico che gli aveva procurato danni cerebrali talmente
gravi da farlo precipitare in un coma profondo.
Ricordo bene quel giorno, il 5 ottobre 2014. Ero a casa e stavo
ascoltando la radio, mentre facevo un po' di pulizie, quando
all'improvviso fu dato il drammatico annuncio: nel corso del Gran
Premio del Giappone un pilota venticinquenne, di nome Jules Bianchi,
era uscito di pista con la sua auto andando a sbattere contro una gru
mobile intenta a rimuovere la Sauber di Adrian Sutil, uscito di pista
il giro precedente (una gru che non doveva assolutamente trovarsi in
quella posizione).
Trasportato immediatamente in ospedale, fin da subito le sue condizioni
erano apparse gravissime, per cui venne operato per ridurre l'ematoma
al cervello.
In quei momenti avvertii un forte senso di angoscia, una sensazione
da cui non riuscii a liberarmi per diverse settimane. Un ragazzo
sempre sorridente, bello, gentile, che aveva tutta la vita davanti e
tanti sogni da realizzare, una vita che rischiava di essere distrutta
per colpa di una gara sportiva e per la fatale disattenzione degli
organizzatori.
Cercai su Internet alcune notizie su di lui: Jules era nato a Nizza,
ma aveva origini italiane, suo nonno, Lucien Bianchi, era morto nel
1969 durante le prove al Circuito di Le Mans (ironia del destino).
Aveva dimostrato un grande talento nell'automobilismo, al punto che
la Ferrari lo avrebbe voluto nella sua scuderia.
Le settimane successive passarono tra bollettini medici poco
rassicuranti, che parlavano di un danno assionale diffuso (che
lasciava presagire conseguenze terribili), dimostrazioni di affetto
dei tifosi sui social, polemiche contro la direzione di gara,
colpevole di non aver sospeso la corsa nonostante il temporale che
aveva ridotto notevolmente la visibilità. La FIA, dopo un'inchiesta,
assolse i direttori, come se la colpa fosse solo di Jules che aveva
accelerato troppo e non era riuscito a frenare in tempo. Ma in questi
casi, i responsabili fanno presto a lavarsi la coscienza e a
scaricare sugli altri le colpe.
Affezionarsi ad una persona mai conosciuta dal vivo può sembrare
strano, ma in fondo capita molto più spesso di quanto crediamo.
L'empatia, come hanno dimostrato i tanti tifosi che hanno sostenuto
la famiglia Bianchi in quei terribili mesi, è un dono non così
raro.
In quelle settimane, iniziai a leggere diversi articoli sui vari
danni cerebrali e sui loro effetti, ripensando a ciò che era
capitato ad alcuni miei conoscenti e al modo con cui si erano ripresi
da questi danni, e mi chiedevo cosa sarebbe capitato a Jules: sarebbe
morto o avrebbe vissuto come un vegetale o si sarebbe ripreso pur
rimanendo paralizzato e con altri gravi danni permanenti? I
bollettini medici e le parole dei genitori di certo non lasciavano
presagire una guarigione completa, soprattutto perché i mesi
passavano e il ragazzo rimaneva in coma.
Come per tutti i fatti drammatici, anche per questo incidente, col
trascorrere del tempo, i giornalisti cominciarono a provare
disinteresse. Triste da pensare, ma alla fine il loro lavoro è
occuparsi di notizie sempre fresche.
Il silenzio venne interrotto un sabato mattina, il 17 luglio 2015.
Jules, dopo nove mesi, aveva smesso di lottare ed era morto. In
fondo, pensai che l'alternativa, ormai, era non vivere continuando a
rimanere in coma vegetativo.
Ho letto poco tempo fa che i genitori di Jules vorrebbero far causa
alla FIA, ma questo non riporterà indietro il loro ragazzo, anche se
forse avranno giustizia. È bello, invece, sapere che oggi la Ferrari
lo ha ricordato insieme ai tifosi e che forse da un errore così
assurdo, che ha portato alla tragica morte di un ragazzo di soli
venticinque anni, si possa imparare qualcosa.
Ciao Jules, ovunque tu sia!
Ciao Lorenzo,un anno fa avevo visto in diretta l'incidente di Bianchi,seppi poi che era in ospedale in condizioni gravi,e siccome ho anche io un figlio pregai per Jules perchè si ristabilisse.Qualche mese fa giunse la triste notizia che era morto,mi vennero le lacrime agli occhi,pensando ai suoi familiari che stavano soffrendo per la sua morte.Ciao Jules.Buon inizio di settimana. :-) Dolce
RispondiEliminaCiao Dolce, anche io speravo tanto che guarisse, anche se dopo tutti quei mesi, ho capito che ormai non c'era più nulla da fare. Un buon inizio di settimana a te!
EliminaE tra l'altro era anche un bel ragazzo. Strano il destino e le storie che s'incrociano in questo periodo con Nizza. Mi ricordo di Bianchi e forse il suo caso non ha avuto il giusto peso perchè se lo avesse avuto forse l'accelerata la FIA l'avrebbe data alle misure di sicurezza per i piloti.
RispondiEliminaSi sembrava un attore! Non so, ieri leggevo articoli sul problema della sicurezza, su quanto si è imparato dal caso Bianchi... speriamo solo che un caso simile non accada più
Eliminabeh ma spesso le innovazioni della formula uno vengono sfruttate poi per le auto di tutti i giorni. Certo, c'è da augurarsi che quella morte non sia stata vana, altrimenti lo avranno ammazzato due volte.
EliminaSi me lo auguro anche io
EliminaNon è questione che era un bravo ragazzo !
RispondiEliminaMa è morto !
RispondiEliminaLa questione è che un ragazzo (certamente dolce e gentile, come possono essercene tanti), ha perso la propria vita per la disattenzione altrui. E tutti se ne sono lavati le mani. Che poi era un bravo ragazzo è un discorso a parte
Eliminaera stato un incidente terribile!
RispondiEliminaPutroppo
EliminaCiao Lorenzo, perdere la vita cosi giovane, fa veramente piangere il cuore, oltretutto era anche un bel ragazzo, quanti giovani perdono la vita per incidenti stradali. Una pregheria per lui, per tutte le vittime dei treni di Bari e le vittime dell'attentato a Nizza. .
RispondiEliminaVero Carla, troppi giovani perdono la vita per tanti motivi. Ciao!
EliminaNon se ne è parlato più di tanto in effetti...purtroppo quel mestiere è davvero ad alto rischio...e loro lo sanno quando scendono in pista...ne sono morti tanti...nel tempo...davvero un bellissimo pilota...la sicurezza a volte sembra davvero l'ultima cosa a cui pensano in quegli eventi...che stranezza...
RispondiEliminasono Elek!!!!!
EliminaCiao Elek, si il mestiere è ad alto rischio, per questo gli organizzatori devono far in modo di ridurlo quanto più possibile... ma nel caso di Jules c'è stata tanta superficialità.
Eliminaciao, gi
RispondiEliminaCiao! Buona giornata
Eliminadi queste brutte notizie quello che mi lascia sempre un amaro in bocca è che dopo i primi tempi di sgomento poi non se ne parla più e ci si dimentica del dolore dei parenti o di queste morti premature. Per fortuna poi che ci sono persone come te che nel tempo ricordano queste situazioni
RispondiEliminaGrazie Ale! Si è una storia che mi ha colpito, difficile da dimenticare.
EliminaDa Niki Lauda in poi la Formula 1 è costellata di gravissimi incidenti: Senna, Schumacher e solo per citare quelli più famosi.. cosi come altri sport che non ti immagini come il ciclismo piange le sue vittime.. Quello che c'è da sperare è che anche nello sport si pensi più alla sicurezza soprattutto a livello agonistico sacrificando un po di quel sano guadagno che gira attorno a questi eventi!!
RispondiEliminaTi abbraccio Lori!! Debora
La sicurezza dovrebbe essere l'obiettivo principale in tutti gli sport. Purtroppo, ci pensa sempre dopo una tragedia (vedi i defibrillatori nei campi di calcio dopo la morte di quel ragazzo). Un abbraccio a te Debora
EliminaCiao Lorenzo,oggi è il tuo onomastico,tanti auguri.Buona giornata. :-))) Dolce
RispondiEliminaGrazie mille Dolce!
EliminaE Già se ne sono lavati le mani Lorenzo !
RispondiEliminaE Già se ne sono fregati le mani Lorenzo !
RispondiEliminaUn Post Lorenzo di Una Grande Sensibilità !
RispondiEliminanotte, gi
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